22/10/2016

Aborto selettivo di un gemello: in Norvegia si può e in Italia?

La Norvegia potrebbe diventare meta del “turismo pro aborto” per le donne incinte di gemelli.

Il Ministero della Salute norvegese, infatti, ha stabilito che le donne straniere in stato di gravidanza gemellare possono chiedere l’aborto selettivo di uno (o più) dei bambini che portano in grembo anche se questi fosse perfettamente sano.

L’invito è rivolto principalmente alle donne svedesi e danesi poiché le norme di quei paesi non consentono la “riduzione” degli embrioni (termine soft inventato dalla neolingua per non dire l’aborto, l’uccisione di un bambino).

La decisione del Governo norvegese è stata presa nonostante il parere contrario di molti medici che temono che l’aborto selettivo sia molto pericoloso per la madre e soprattutto per il bambino superstite.

Ma mentre la Norvegia permette l’aborto a richiesta fino alle 12 settimane, per qualsiasi motivo, in molti altri luoghi (molti Stati USA e Canada) l’aborto “per qualsiasi motivo”, ma anche “senza un motivo” è possibile anche molto più in là, addirittura fino alla nascita.

In USA ci si pone addirittura il problema se sia giusto (!) obbligare una donna ad abortire uno dei gemelli quando questi sono “figli” comprati da qualcuno che ha affittato il grembo di quella donna... (Leggete qua per esempio).

Qui in Italia, la legge 194 offre (e ha sempre offerto) la possibilità di un’interpretazione estensiva, per cui anche da noi l’aborto è possibile per qualsiasi motivo e ben oltre i tre mesi di gestazione (si veda art.6, l. 194/78: esso parla di “rilevanti anomalie” e de facto vengono considerate tali anche il piede torto, la mancanza di un dito o il labbro leporino...).  E se una donna può chiedere di eliminare un bimbo sano (v. art.4 l.194/78) qualora  «accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute psichica», anche per motivi economici, potrà anche chiedere che in caso di gravidanza gemellare ne venga eliminato uno solo dei bambini che porta in grembo.

Perché no?

Per tale evenienza, quindi, le donne italiane non hanno bisogno di recarsi in Norvegia.

Redazione

Fonte: LifeNews


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