14/07/2022 di Luca Marcolivio

Varchi (FdI): «Fa paura un governo che vuole legalizzare la cannabis»

Sul ddl Magi-Licatini, che intende liberalizzare la coltivazione domiciliare della cannabis, la linea di Fratelli d’Italia è quella della ferma contrarietà. Una linea con cui, il partito di Giorgia Meloni punta anche a mettere in difficoltà il governo Draghi, del quale è tra i pochi oppositori. A riguardo, Pro Vita & Famiglia ha raccolto il commento dell’onorevole Carolina Varchi, capogruppo di FdI alla Commissione Giustizia della Camera, dove alcune settimane fa è stata approvata la bozza attualmente in discussione in aula.

Onorevole Varchi, quali sono, in sintesi, le ragioni della contrarietà di Fratelli d’Italia al ddl Magi-Licatini sulla liberalizzazione della cannabis coltivata in casa?

«Riteniamo che questo provvedimento si caratterizzi per dei veri e propri vuoti che, in definitiva, rischiano di scatenare la proliferazione di piantagioni domestiche. Riteniamo ciò sia molto grave, anche alla luce di quello che ultimamente stanno denunciando le istituzioni. Penso alla Procura di Palermo, che ha segnalato situazioni di bambini portati in ospedale dopo aver ingerito sostanze stupefacenti lasciate in giro per casa (a conferma del fatto che alcuni di loro vivono in un ambiente domestico dove il consumo di droghe è qualcosa di “ordinario” e naturale). Per cui, fermo restando che ogni tipo di droga fa male in qualunque contesto, a maggior ragione, riteniamo pernicioso che le droghe circolino liberamente in ambienti dove vivono adolescenti o addirittura bambini».

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Quale sarà la vostra strategia durante la discussione alla Camera?

«Contrasteremo questo disegno di legge in aula, così come lo abbiamo contrastato in Commissione, con emendamenti che non avevano finalità ostruzionistica ma entravano proprio nel merito del provvedimento, evidenziando alcune storture e alcuni vuoti. Faccio un esempio: il limite di quattro piantine per un nucleo familiare, cosa significa? Che in una casa dove vivono in cinque persone non imparentate, si potranno coltivare fino a venti piante? In ogni caso, una legalizzazione sarebbe dannosissima per le nuove generazioni. Saremo quindi contrari nel merito ma, ancor più, nel metodo: in un momento in cui l’Italia sta fronteggiando durissime emergenze di natura politica, economica o sociale, fa paura vedere un governo che si preoccupa di provvedimenti del genere. Anche per queste ragioni, riteniamo che questo governo stia facendo danni e che debba andare a casa».

Ritiene che, con questo disegno di legge, PD e Radicali stiano cercando una rivincita dopo la bocciatura del referendum da parte della Consulta?

«Che ci siano forze politiche come i Radicali o +Europa che, nella loro scala di valori, pongono al primo posto la liberalizzazione della droga è un dato di fatto ormai da molti anni. È bene che gli italiani comprendano la stravaganza di un governo che, in questa fase di emergenza ormai cronicizzata dopo due anni e mezzo di pandemia, continua a parlare di provvedimenti assolutamente non necessari, anzi chiaramente dannosi, come questo».

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La legge del 2006, approvata dall’allora coalizione di centrodestra aveva equiparato la cannabis alle sostanze surrettiziamente considerate più “pesanti”. Ritiene si debba tornare allo spirito di quella normativa?

«In questo momento siamo chiamati ad impegnarci affinché non passi questo provvedimento pernicioso. In ogni caso, la tolleranza zero contro qualunque tipo di droga è un punto fermo del nostro programma. Rifiutiamo nettamente la logica secondo cui ci sarebbero droghe “leggere” distinte dalle droghe “pesanti”. Chiunque conosca la realtà delle comunità di recupero sa bene che chi finisce nel consumo di droghe “pesanti”, ha cominciato con la cannabis, che evidentemente rappresenta sempre il primo approccio alle droghe».

Cosa risponde a chi continua a ritenere che legalizzando le droghe, si indebolisce la criminalità organizzata?

«Si tratta di una colossale bugia, già smentita parecchi anni fa da magistrati autorevoli come Paolo Borsellino e, più di recente, da Nicola Gratteri. La mafia, com’è noto, trova sempre segmenti di mercato da aggredire, quindi, se un domani dovesse venirle meno la cannabis, punterà su altri tipi di droghe. È assolutamente distorta e non corrispondente al vero, né suffragata da alcuna prova, l’idea che, se si liberalizza una merce oggetto di affari da parte delle consorterie criminali e mafiose, allora queste si indeboliranno. Oltretutto, la mafia è sempre molto più svelta delle istituzioni nel capire quali siano le “esigenze” della popolazione. Se si pensa di combattere la mafia sottraendole attività di loro interesse, si finirà necessariamente per distruggere la società, senza aver minimamente intaccato gli interessi mafiosi».

Sui temi della droga, i giovani di FdI sono compatti con il partito: ritiene questo posizionamento possa aiutare a testimoniare contro la droga?

«Non è assolutamente una sorpresa trovarci in sintonia con i militanti del nostro movimento giovanile. Tutto questo può certamente può rappresentare un valore aggiunto. Tutti noi proponiamo un’idea di società completamente diversa rispetto alla sinistra. Vogliamo promuovere valori sani da offrire ai giovani, valori che guardino al futuro e non “valori” che portino alla distruzione psicofisica, come avviene con la droga».

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