05/05/2025 di Fabio Piemonte

I pericoli per i minori quando si usano per troppe ore social e smartphone

L’iperdigitalizzazione dei minori è sempre più fuori controllo. Gli ultimi dati che arrivano dagli USA sono infatti tutt’altro che rassicuranti: già all’età di 2 anni la maggior parte dei bambini trascorre circa cinque ore al giorno davanti a uno schermo; stesse ore anch pr i bambini da 5 a 8 anni. E ancora - secondo un sondaggio condotto nell’autunno 2024 dal Pew Research Center su adolescenti tra 13 e 17 anni -, la maggior parte dei ragazzi possiede uno smartphone e utilizza i social; di questi circa il 50% afferma di essere online costantemente.

Le conseguenze sugli adolescenti

Riguardo alle cinque piattaforme social più diffuse - YouTube, TikTok, Instagram, Snapchat e Facebook - un terzo degli adolescenti ne usa almeno una quasi costantemente. L’85% degli stessi afferma di giocare ai videogiochi e circa 4 su 10 lo fanno ogni giorno. Il gioco in rete isola i più giovani, li scherma dalla realtà e ne compromette pesantemente la costruzione di legami stretti anche con i propri stessi familiari, rendendoli maggiormente vulnerabili rispetto ad ansia e depressione. Questo spiega anche il tragico incremento dei tassi di suicidio anche tra minori di appena 11 anni, come rilevato da The Washington Stand. Tra l’altro il gioco in rete ha un altro effetto particolarmente deleterio su bambini e adolescenti, come rilevato da diversi esperti, nella misura in cui li desensibilizza gradualmente a scene di sangue, violenza e pornografia, per cui talvolta costoro possono giungere anche a mettere tragicamente in pratica ciò che sperimentano online.  Di qui «come genitori, dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che le menti dei nostri figli non siano contaminate da spazzatura, violenza e sangue. Parte di questo lavoro include fare tutto il possibile per far chiudere l’industria pornografica e quei siti web che mirano a sfruttare i bambini. Infatti, una volta che la mente dei bambini è stata esposta a certe immagini, è impossibile riparare il danno. Dovremmo lavorare tutti insieme per fermare questo male prima che inizi», ha denunciato Mary Szoch, direttrice del Centro per la Dignità Umana del Family Research Council (FRC), evidenziando anzitutto la necessità da parte di mamma e papà di vigilare sui comportamenti online dei loro figli.

Il caso limite: terrorista a 12 anni per colpa dei social

Vigilanza e prudenza non sono mai sufficienti, tanto più se ci si illude che gli adolescenti siano al sicuro nel segreto della loro stanza. Recentemente l’Associated Press ha infatti raccontato il caso limite di un ragazzo francese di 12 anni radicalizzato online e diventato un islamista estremista, condannato per due capi d’accusa legati al terrorismo. Sua madre pensava stesse semplicemente giocando ai videogiochi e facendo i compiti, mentre - invece- egli stava imparando a uccidere, guardando video di decapitazioni e torture così orribili da far distogliere lo sguardo persino ai funzionari giudiziari francesi esperti che l’hanno scovato. Tutto è cominciato da ricerche in rete sull’Islam e terrorismo; poi «algoritmi automatizzati, che guidano le esperienze online degli utenti e la curiosità del ragazzo, lo hanno condotto a chat criptate e propaganda ultraviolenta diffusa dai militanti dello Stato Islamico e da altri gruppi estremisti che si stanno insinuando nelle menti dei più giovani tramite app, videogiochi e social media», osserva Tony Parkins, presidente del FRC. E non si tratta purtroppo neanche di un caso tanto sporadico se si considera che solo in Francia nel 2022 i pubblici ministeri avevano incriminato solo due minori con accuse preliminari legate al terrorismo; nel 2023 ne hanno incriminati 15 e nel 2024 ben 19.

Il rimedio resta un’educazione autentica

Insomma dal momento che «il medium è il messaggio» - come insegna il celebre sociologo canadese Marshall McLuhan - e che i social non sono solo banali strumenti di socializzazione, è fondamentale che genitori, docenti ed educatori non si limitino ad attuare strategie di controllo e di ‘uso consapevole’, ma al contrario testimonino col proprio buon esempio prima che con le parole l’importanza di ricercare e vivere relazioni autentiche con gli altri e l’esigenza vitale di guardarsi negli occhi, giocare e anche litigare concretamente, ossia ‘corpo a corpo’ e non a colpi di tasti, cominciando a partire da sé a distogliere lo sguardo dallo smartphone.

 

 

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