09/12/2015

Utero in affitto – Un contratto “libero” e socialmente utile?

Sull’utero in affitto abbiamo già scritto e riscritto tanto.

Notizie ProVita a gennaio uscirà con un numero speciale tutto dedicato all’analisi giuridica e sociale della questione.

Abbiamo già risposto, quindi, a tutti gli articoli e le articolesse che i Soloni del politically correct (e del pensiero debole) hanno scritto e scriveranno in difesa della ignobile pratica.

Per una volta, però, proviamo a replicare in modo puntuale a tutte le affermazioni in difesa dell’utero in affitto pubblicate il 7 dicembre sulla 27esima ora del Corsera. Lo facciamo più che altro per sostenere chi – di fronte a tante e tanto grandi astrusità – si ritrova talmente sconfortato che perde la speranza nel dialogo e nel confronto, e per far leva sulla ragionevolezza e la capacità di vedere la realtà di coloro scrivono o pensano certe cose.

Il pezzo è di  Emanuele Trevi, e si intitola: È un contratto libero. Chiederne il bando ci ripiomba nell’illegalità.

  • Cominciamo dal titolo: non è un contratto libero (sono contratti liberi quelli “meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico”, ex art. 1322 c.c.) e non ci “ripiombada nessuna parteè un contratto nullo, inesistente, perché già vietato dalla legge penale (la legge 40 è chiara. Punisce – almeno sulla carta – anche chi organizza o pubblicizza tale pratica. Che poi molti giudici siano de facto tolleranti e arbitrariamente non applichino la legge non cambia il dato oggettivo: l’utero in affitto è già illegale, è reato. Come contratto è radicalmente nullo perché contrario a norme imperative, nonché all’ordine pubblico e al buon costume, ex art. 1418 c.c.).
  • Dice Trevi che “utero in affitto” è una formula, decisamente spregiativa“: perché la considera spregiativa? Caso mai è oggettiva e realistica. Sempre secondo il codice civile (art. 1615) l’affitto è proprio una “locazione di cosa produttiva” (infatti poi, alla fine dell’articolo dice che non c’è niente di male né nella parola “utero”, né nella parola “affitto”...).
  • Dice Trevi: “Una donna, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, ed esercitando la sua libertà, aiuta con il suo corpo una coppia a far venire al mondo un figlio, sobbarcandosi, in cambio di un compenso pattuito, la gravidanza“. “Aiuta con il suo corpo a far venire al mondo un figlio”: che vuol dire? Il figlio lo fa lei. Lo porta in pancia lei, le nausee le sente lei, i calci lei, il mal di schiena lei, i dolori (e la gioia) del parto lei. Non aiuta proprio nessuno. Fa tutto lei. La coppia committente paga e basta. Al massimo il maschio committente si masturba in un bicchierino sterile, invece che al gabinetto. Di solito da qualche parte comprano un ovocita che costa un intervento chirurgico e un bombardamento ormonale molto pericoloso per la venditrice di ovuli. Ma Trevi l’ha mai visto Eggsploitation? Si parla di ciò che accade negli USA, mica in India...
  • Dice Trevi che non c’è nessuna violenza? Si legga qui. Oppure quiutero in affitto
  • Trevi: “Questo contratto fra esseri umani liberi e consapevoli“. Ci sarebbe molto da dire sulla libertà e la consapevolezza della donna che si presta a questo. Ma del bambino, ne vogliamo parlare? E’ un essere umano, lui, sì o no? O riteniamo che fino a 1, o 2, o 3 anni i bambini non abbiano sentimenti? Un neonato che viene separato dalla mamma non soffre? Perché il sig. Trevi e quanti la pensano come lui non si fanno un giro in sala parto a vedere come il piccoletto cerca immediatamente l’odore, il sapore, il calore della mamma? Quando l’ostetrica mette il bimbo in braccio alla mamma, quello se la lecca! Tutti i reparti più moderni di maternità non fanno altro che inventare modi per far stare il neonato il più vicino possibile alla mamma da subito. Ove possibile tengono i bambini in camera con le puerpere... (al bambino non importa niente di chi ha pagato e di ci ha messo l’ovocita: la mamma è quella che se l’è tenuto in grembo nove mesi, quella che gli ha dato il sangue e la linfa vitale, quella di cui conosce la voce, l’ansia, i gusti, le gioie e i dolori... Quella con cui lui ha cominciato a “dialogare” – a livello di messaggi chimici e ormonali – fin dal concepimento, prima ancora dell’impianto in utero! Questi sono gli oggettivi dati scientifici!)
  • La musica di Mozart è svilita dal fatto che pago il biglietto del concerto”? No di certo. La musica è una cosa. Sublime, eterea, ma una cosa “fatta” dall’uomo, Mozart. Il biglietto paga non la persona di Mozart, né le persone dei musicisti, ma la loro opera. Con l’utero in affitto si paga un bambino che è fatto con la carne e il sangue di una donna: è una persona, il bambino. O no? Diceva Kant, un illuminista, un laico, non certo un bigotto, che le cose che hanno un prezzo non hanno dignità. Le cose che hanno dignità non hanno un prezzo.
  • Conoscere qualche bambino allevato con amore da coppie che si sono fatte aiutare a farlo venire al mondo”? (dalli, con l’ “aiutare”....). Noi conosciamo le storie di angoscia dei bambini, ormai cresciuti, venuti al mondo con la fecondazione artificiale: persone in profonda crisi di identità. Che passano la vita a cercare le proprie radici. Guardare qui, per esempio (e all’interno del link ci sono tanti altri link...). Ma poi, cosa direbbe Trevi a chi – per ipotesi – tagliasse una gamba a un bambino per poi, con tanto amore, insegnargli a superare il suo handicap, magari divenendo un atleta come Pistorius? Si strappa il figlio dalla madre, per poi dargli tanto amore, ma intanto quanto gli si fa male? Gli si fa male per amore? Ed è amore, “far male per amore”?
  • Molto, poi, ci sarebbe da dire a proposito delle “ottime leggi” in USA, Canada ecc. Sono “tanto ottime”, le leggi in materia, che le povere creature che per qualche motivo vengono respinte dagli acquirenti, non si sa che fine fanno: si guardi qui,  quiqui, qui, o qui, o qui (e ci siamo limitati ad indicare solo alcuni dei casi, tra quelli più eclatanti). Oppure accadono strani casi di intrecci e parentele, che poi finiscono in tribunale.

Infine Trevi fa il solito appello per la legalità, richiamando l’esempio della 194 che ha legalizzato l’aborto per mettere fine alla clandestinità. Se l’utero in affitto resta una roba clandestina è proprio una brutta cosa, dice il Trevi. Certo che è una brutta cosa. A prescindere dal fatto che sia clandestino o no. L’omicidio, il furto, l’evasione fiscale (e anche l’aborto) sono bruttissime cose. Per questo sono vietate. Renderle legali le renderebbe buone? Vogliamo cominciare a legalizzare il furto, a certe condizioni, in certi casi, solo se il “derubato” non viene danneggiato più di tanto e se il “ladro” è davvero nel bisogno? S’accomodi, Trevi. Proponga di cancellare proprio tutto il codice penale. I più deboli, in tutti i sensi, saranno presto completamente sopraffatti.

Redazione

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