11/08/2015

Utero in affitto: colonialismo biologico nei paesi poveri

Proponiamo ai nostri lettori questo articolo che è stato pubblicato sul mensile Notizie ProVita (ottobre 2013): meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato. Si parlava di utero in affitto, e si intitolava: Il “colonialismo biologico” in India e Ucraina.

Molti protestano che lo sfruttamento dei paesi in via di sviluppo da parte dei paesi ricchi non sia finito con la fine (formale) del colonialismo.

Nessuno denuncia, invece, lo sfruttamento sessuale che subiscono in quei paesi le donne povere, per maternità surrogate. La posizione economica delle Indiane non è eguale a quella dei ricchi stranieri, quindi la donna indiana non sta compiendo una libera scelta. È una costrizione.

Le celebri e scalmanate Femen perché non protestano contro lo sfruttamento sessuale delle madri surrogate che avviene nel loro paese, l’Ucraina? Uno dei grandi misteri, attorno allo scandalo delle maternità surrogate che impazzano in tanti Paesi del mondo, è la pressoché totale indifferenza delle femministe. Questa piaga rende il corpo femminile niente più che un mero incubatore biomeccanico per favorire le logiche del capitalismo: il corpo della donna, sul quale il femminismo rivendica il controllo totale, viene mercificato in modo assoluto, transnazionale, globalizzato. La maternità surrogata è una forma di iper-prostituzione, perché il corpo della donna è utilizzato nella sua funzione più profonda e più speciale non per qualche ora, come nel caso delle prostitute sessuali, ma per nove mesi, sconvolgendo l’assetto psicofisico e psicochimico della surrogata in modo evidente.

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Brinda Karat

Di più: i viaggi delle coppie in cerca di surrogate nel Terzo Mondo o in Paesi più o meno arretrati (in India, in Thailandia, in terra europea come Ucraina, ora anche in Sudamerica) sono da ascriversi al turismo sessuale (nel senso letterale della parola: la riproduzione è naturalmente una parte della sessualità): è facile pensare che la base sociale da cui provengano le madri surrogate sia la stessa, la povertà tremenda che spinge a mettere in vendita il proprio corpo in tutte le declinazioni possibili dell’attività sessuale, e a qualsiasi età. Tutto questo, sulla pelle di povere donne, alla cui difesa molte femministe hanno abdicato. È esemplare il caso di Premila Vaghela, che quando si sentì male fu portata immediatamente in laboratorio per controllare, più che la sua salute, quella della «merce», cioè il bambino che aveva in grembo: la vita della donna era, contrariamente alle basi del discorso con cui tutto il femminismo ha giustificato l’aborto, decisamente secondaria. Qualcosa però potrebbe cambiare: nel subcontinente indiano, dove gli effetti del fenomeno surrogacy sono dolorosamente macroscopici, le femministe cominciano a far sentire la propria voce.  Il Partito Comunista Indiano (CPI), molto potente nel Bengala Occidentale, si è occupato della tragedia delle surrogate con Brinda Karat, marxista del Rajya Sabha, la camera alta del parlamento indiano. La deputata ha detto in un’intervista alla CNN: «La posizione economica delle Indiane non è eguale a quella dei ricchi stranieri, quindi la donna indiana non sta compiendo una libera scelta. È una costrizione. Se le coppie straniere credono nella maternità surrogata commerciale, perché non convincono i loro governi a cambiare le leggi invece di venir qui e sfruttare le povere donne?».

Più a Occidente, la meta per il turismo procreativo più in vista oggi è certamente l’Ucraina, dove numerose organizzazioni gestiscono traffici di ovociti e di uteri per fabbricare ai clienti europei bambini su misura.

Bludental Il fenomeno ha raggiunto ampie proporzioni, tant’è che le ambasciate europee a Kiev si trovano ogni mese con decine di casi dubbi di cittadini dell’area Schengen che desiderano i documenti per figli nati misteriosamente durante un viaggio in Ucraina. L’Ucraina è anche la patria delle nuove icone del femminismo globale, le celeberrime Femen, le disturbatrici nudiste note per le loro scalmanate incursioni contro personalità politiche e religiose (a Kiev hanno segato via un grande crocifisso che ricordava i martiri del comunismo). Le Femen nacquero, dicono, per combattere il turismo sessuale che affligge l’Ucraina, e che avrebbe toccato vette inusitate con gli Europei del 2012. E allora perché tacciono davanti ad una simile reificazione della donna ridotta a puro oggetto-incubatrice di un bambino in vendita?

Bob De Silva

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