21/03/2016

Utero in affitto: Alfano che abbaia (purtroppo) non morde

Sull’utero in affitto Angelino Alfano ci prende in giro. Evidentemente non ha una grande considerazione dell’intelligenza degli italiani.

Nei giorni scorsi, il leader di Nuovo Centrodestra e ministro dell’Interno, insieme alla sua collega di partito Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, hanno convocato una conferenza stampa per lanciare una grande campagna politica contro la maternità surrogata, che verterà in una mozione ed in un disegno di legge.

La mozione impegna il governo ad agire a livello internazionale perché l’utero in affitto diventi reato universale. La proposta di legge invece prevede la reclusione da uno a tre anni e una multa da 600mila a un milione di euro per chi organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o embrioni. Mentre per chi organizza, pubblicizza o utilizza la maternità surrogata le pene vanno da due a cinque anni di reclusione e le multe da 1 milione e 200mila a 2 milioni. Il tutto si applica anche quando il fatto è commesso all’estero da un cittadino italiano. Inoltre, è prevista la decadenza dalla patria potestà per chi viene condannato.

Dovremmo forse rallegrarci? In realtà ben poco. Condividiamo infatti pienamente quanto scritto da Elena de Giorgio su L’Occidentale: «Ma come? Prima legittimano la stepchild in virtù della riserva contenuta nella legge che permette ai tribunali di consentire a loro volta l’adozione (e quindi la pratica dell’utero in affitto)  e poi propongono di alzare le pene per il reato di maternità surrogata? Siamo al manicomio. Oppure, semplicemente, si sa bene che il “reato universale” di utero in affitto, a parte la roboante dizione, è una scatola vuota, destinata a rimanere inapplicata, esattamente come la legge 40».

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Un cane al guinzaglio...

La legge 40/2004, infatti, considera l’utero in affitto un reato. Eppure – il caso Vendola lo dimostra molto bene – nessuno è mai stato condannato per esservi ricorso. Né le coppie né le organizzazioni preposte all’orrendo mercimonio di bambini.

«Quindi che cosa vorrebbe farci credere Ncd – continua la de Giorgio -, che alzando le pene sopra i tre anni, trasformando l’utero in affitto in un “reato universale” verrà perseguito anche all’estero? Ma dai! [...] Ncd è il partito che ha inserito nella legge sulle unioni civili la clausola che ammette la stepchild e quindi l’utero in affitto. Pratica che in Italia non viene perseguita. Detto questo perché Ncd non ci ha pensato prima, magari imponendo che nel maxiemendamento si  inserisse il reato universale direttamente nella legge sulle unioni civili?».

Alfano ama fare il gioco delle tre carte, lo abbiamo già visto. Ma non è molto bravo. E ormai tutti hanno capito i suoi trucchetti.

Sempre nei giorni scorsi, Gaetano Quagliariello, presidente del gruppo parlamentare “Idea”, in una conferenza stampa l’ha detto chiaramente: «non si può stare al governo, stracciarsi le vesti contro l’utero in affitto, e non accorgersi che il governo stesso prende certe posizioni davanti alla Corte costituzionale e non utilizza gli strumenti che già ha a disposizione per contrastare questa pratica».

«Se Ncd volesse davvero bloccare questa odiosa pratica – ha dichiarato Eugenia Roccella (Idea) –, potrebbe ancora pretendere di inserire nella legge un emendamento ad hoc, oppure potrebbe chiedere al Ministro Orlando di far applicare la legge 40, che vieta la maternità surrogata in Italia». Non solo. Alfano «volendo, può applicare l’art.9 del codice penale e perseguire anche chi ricorre all’utero in affitto all’estero, senza necessità di nuove norme o di pene più pesanti» ha concluso.

Ma il ministro dell’Interno tutto questo non lo fa.

Insomma, Alfano che abbaia non morde. Purtroppo.

Redazione

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