Si chiude il 2013 e con esso anche 87 cliniche abortive negli USA.
In prativa siamo passati da 669 a 582 centri adibiti all’interruzione di gravidanza, un calo del 12% in un anno, dato che si fa impressionante se si pensa che nel 1991 se ne contavano 2.176. A questi dati devono essere sommate le sospensioni di 11 cliniche per problemi di ordine giudiziario e la chiusura di 6 centri che distribuivano la pillola Ru486.
Le cause sono da ritrovarsi, secondo Benedetta Frigerio di Tempi.it, nel combinato di vari fattori.
Certamente ha influito lo scandalo che ha coinvolto Kermitt Gosnell, medico abortista che, non avendo rispettato le normative che regolano l’interruzione di gravidanza, è accusato di aver tenuto una condotta che ha portato alla morte di diverse donne, ma vi è dell’altro.
Le nuove normative approvate in alcuni Stati, più restrittive soprattutto contro gli aborti in età gestazionale avanzata hanno portato alcuni frutti: basti pensare che in Texas, dove una gravidanza che ha superato la 20esima settimana non è passibile di interruzione, 11 cliniche hanno chiuso.
Ma anche l’incessante lavoro dei gruppi pro-life ha influito, sensibilizzando la cittadinanza sia sull’esistenza di una nuova vita che sulla scellerata gestione di alcuni centri. È proprio grazie alle segnalazioni ed ai filmati curati da associazioni per la vita che l’attività in alcune strutture è sospesa ed i rispettivi medici sotto processo.
Scandali, nuove normative e sensibilizzazione non hanno portato solo alla chiusura di cliniche ma anche ad una riduzione degli aborti in generale. La strada da percorrere è ancora lunga ma se agli sforzi corrispondono dei risultati, la via da seguire è tracciata.
Redazione
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