28/07/2017

“Una spada per la vita”... nel ritorno alla virilità

Una spada per la vita – Alla riscoperta della virilità cristiana.

Titola così l’ultima fatica di Emiliano Fumaneri, noto ai Lettori anche con lo pseudonimo Andreas Hofer, che si sostanzia in una raccolta di scritti “di battaglia”, pubblicati al tempo dei due Family Day del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016 e dunque inevitabilmente condizionati dalla tensione febbrile che si respirava in quei giorni.

«Vita homini militia est super terram», si legge nel libro di Giobbe nella Bibbia. E – se anche non si vuole prende questa affermazione in senso spirituale, verso un Ideale – non si può che convenire con questa affermazione: un tempo, e forse ancora più nei nostri giorni, la vita è costantemente sotto attacco. Si pensi all’aborto e all’eutanasia, per rimanere a temi macroscopici, ma anche a tutti gli attacchi – più o meno diretti – alla dignità di cui ogni singola persona è portatrice e al (sempre più costante e pervasivo) sovvertimento della legge naturale.

Una spada per la vita, con la precisione e la grande ricchezza di citazioni che contraddistingue l’incalzare argomentato di Fumaneri, tocca molti temi differenti e non manca di fare riferimenti precisi – con nome e cognome – ai più noti rappresentanti del pensiero contrario alla vita e alla famiglia che, ahinoi, spesso si riconoscono anche tra le fila dei cattolici: si va da Michela Marzano, a Nichi Vendola, passando per fratel Enzo Bianchi e Beatriz Preciado.

Fumaneri tratta delle “colonizzazioni ideologiche” dei nostri giorni (l’ideologia del gender, l’aggressione al matrimonio e alla famiglia, la cultura della morte, le biotecnologie, etc.) ma anche, soprattutto nella seconda parte, del tema oggi negletto della virilità cristiana, dal cui oblio – sostiene l’Autore – derivano molti dei mali che affliggono la cattolicità.

Una spada per la vita, dunque, presenta una corposa e interessante pars destruens contro le tante ideologie e gli integralismi che stanno lentamente disintegrando l’umano (e l’umanità), ma non dimentica di fornire al Lettore anche una pars costruens.

Per esempio Fumaneri cita il poliedrico Fabrice Hadjadj – che l’Autore associa al «francese dallo sguardo penetrante», Charles Péguy -, il quale afferma: «Non possiamo dimenticare la figura del guerriero. Un guerriero dalle armi prima di tutto spirituali, ma pur sempre un guerriero. Certo, contrariamente a quanto crede un certo darwinismo, la vita è comunione prima di essere battaglia, è dono prima di essere lotta. Ma poiché questa vita è ferita fin dall’origine, incessantemente attaccata dal Maligno, occorre lottare per il dono, combattere per la comunione, impugnare la spada per estendere il Regno dell’amore».

L’uomo, il cristiano, è chiamato a combattere la Buona Battaglia per la Vita (e per la famiglia, fucina del futuro). Ecco perché occorre riscoprire la virilità e tornare ad avere il coraggio di spendersi per un ideale che sia alto e non legato a doppio filo con il nostro egoismo ed edonismo, che più che innalzarci ci imprigiona alla legge dell’Io e del desiderio.

«La guerra – leggiamo ancora – è qui: nel coraggio di avere una speranza tanto forte da poter dare le nostre vite e dare la vita».

Teresa Moro


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