26/06/2025 di Salvatore Tropea

Insultata e derisa perché ha 10 figli. La storia di Giorgia Mosca

C’è una giovane donna, in provincia di Verona, che ha scelto di andare controcorrente. In un tempo in cui si fatica a fare il secondo figlio, in cui la natalità è in caduta libera e il mito dell’autorealizzazione personale sembra aver soppiantato ogni altra aspirazione, Giorgia Mosca, classe 1987, ha deciso di donare la vita. E l’ha fatto ben dieci volte. Sposata a 18 anni, Giorgia è diventata mamma giovanissima. Condividendo su Instagram la quotidianità della sua famiglia, ha iniziato a raccontare il bello e il difficile di crescere tanti figli, con uno stile diretto e sincero. Il suo nickname, @6voltemamma, oggi è quasi un understatement: i figli sono diventati dieci – sei femmine e quattro maschi – l’ultima dei quali, Gaia, è nata lo scorso maggio.La sua storia, in verità già da diverso tempo, ha attirato una grande attenzione mediatica e centinaia di migliaia di persone la seguono ogni giorno sui social per ascoltare i suoi racconti: la gestione della casa, i momenti di gioia, le difficoltà, i pranzi da preparare per 12 persone, la fatica delle notti in bianco, ma anche la bellezza dell’essere una famiglia unita, viva, piena di affetto. Una quotidianità fatta non solo di sorrisi, ma anche di pianti, stanchezza, corse contro il tempo… e amore. Tanto amore. Eppure, questa testimonianza così semplice, umana e autentica ha scatenato anche l’odio.

Derisa, insultata, accusata… perché “troppo” madre

Quando Giorgia ha annunciato pubblicamente la sua decima gravidanza in molti si sono congratulati. Ma non tutti. C’è stato chi – dietro uno schermo, come troppo spesso accade – l’ha attaccata anche con ferocia. «Mi hanno detto che sono una c***a, che siamo stupidi, che siamo egoisti e irresponsabili» – ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. E ancora: «Mi scrivono che sono matta, che metto al mondo figli come fossero oggetti. Qualcuno mi ha persino augurato di smettere di vivere. Ci sono rimasta male. Mi ha fatto male, davvero».

Tutto questo, semplicemente perché ha scelto di avere tanti figli. Perché non si è vergognata della sua maternità, ma l’ha raccontata con fierezza. Non è la prima volta. Anche in passato, Giorgia ha ricevuto critiche per il solo fatto di mostrare la propria vita familiare. Qualcuno la ha accusata di “strumentalizzare” i figli, altri di essere “irresponsabile”, come se la generatività fosse di per sé un crimine. Persino il fatto che la famiglia riceva il sostegno degli assegni statali per i figli è stato usato contro di lei: «fate figli a spese dello Stato», le hanno scritto.

In realtà, Giorgia e suo marito lavorano entrambi e hanno costruito la loro famiglia a forza di sacrifici, organizzazione e amore. Gestiscono tutto da soli: la scuola, la casa, la logistica, i momenti difficili. Le spese ovviamente non sono per niente basse, ma questo non li ha fermati, la loro è sempre stata una scelta consapevole, serena, felice..

La nostra è una società che disprezza la maternità?

Che una madre debba giustificarsi per aver dato la vita è uno scandalo culturale prima ancora che morale. Il fatto che Giorgia venga derisa, compatita o insultata per la sua scelta dice molto – troppo – sulla mentalità dominante, che guarda con sospetto ogni cosa che esce dagli schemi dell’individualismo. Oggi, infatti, è purtroppo normale essere “childfree”, si esalta chi sceglie di non avere figli, chi rivendica l’aborto come presunto “diritto” e chi tratta la genitorialità come un ostacolo alla carriera. Ma se una donna decide di mettere al mondo più figli, e lo fa con gioia… allora si scatena il sarcasmo. È «fuori di testa», è «asociale», è «una fanatica». In realtà è tutto frutto di un vero e proprio pregiudizio ideologico contro la famiglia e la maternità. È la dimostrazione che la cultura mainstream non celebra la libertà di scelta, ma tollera solo alcune scelte – quelle che si conformano a un certo pensiero unico. È, inoltre, un paradosso: in un’Italia che piange il crollo demografico, chi fa figli viene attaccato. In un Paese che si riempie la bocca con “inclusività”, una mamma viene esclusa e derisa. Ma non è Giorgia il problema. Il problema è una cultura che ha paura della vita.

«Avere figli, una ricchezza»

Tornando alle belle testimonianze sulla genitorialità, in questi giorni è tornato sul tema - ma non in riferimento alla vicenda di @6voltemamma - il giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo, che sicuramente non può essere etichettato come conservatore, né pro life. Ebbene, in un suo editoriale, ha difeso con forza la gioia e la ricchezza dell’essere padri e madri: «maternità e la paternità - ha scritto - non sono un dovere sociale, ma non per questo chi le sceglie deve essere deriso, compatito o accusato di egoismo». Chi mette al mondo un figlio non perde qualcosa: guadagna. Guadagna amore, intensità, significato. Guadagna umanità. Parole limpide, che meritano di essere ripetute. Perché sì, nessuno è obbligato a fare figli, ma chi li fa, chi accoglie la vita, chi costruisce una famiglia, non va ridicolizzato, ma sostenuto. 

Tornando al caso di Giorgia Mosca, possiamo dunque dire che non è una “mamma da Guinness”: è semplicemente una donna felice di amare, che ha il coraggio di mostrare che – anche oggi – si può scegliere la maternità senza pentirsene. Che crescere dieci figli può essere stancante, ma anche immensamente gratificante. Che la vera libertà è dire sì alla vita, quando molti, invece, spingono per dire drammaticamente no. E per questo, Giorgia merita rispetto e gratitudine.

 

 

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