Così si è espresso Papa Leone XIV il 16 maggio in occasione dell’udienza al corpo diplomatico accreditato presso la santa sede: «È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società».
Questo passaggio di Leone XIV (che contiene un breve riferimento alla Rerum Novarum di Leone XIII) è stato rapidamente diffuso dai media, sottolineando in particolare la posizione del papa a riguardo delle coppie omosessuali. Dovrebbe essere naturale attendersi dal papa la difesa della famiglia in senso propriamente cristiano, mentre è il mondo secolarizzato a gridare all’oscurantismo e alle posizioni retrograde della Chiesa.
Il concetto di famiglia in sé, tuttavia, non è tema che il potere politico-mediatico possa influenzare o determinare.
La Chiesa, da questo punto di vista, è l’unica istituzione che può e deve mantenere intatta la verità a proposito della famiglia, concetto che ha una importanza centrale in materia non soltanto sociale, ma anche spirituale. Bisogna, allora, tornare a ribadire ciò che un tempo era ritenuto ovvio e che oggi, purtroppo, non appare più chiaro a causa di una cecità intellettuale che, come una cancrena, si è diffusa nelle società occidentali negli ultimi decenni.
Il concetto di famiglia, già con Aristotele, assume notevole rilevanza dato che essa è il nucleo sociale essenziale e irriducibile sulla quale si fonda la società. Nella visione cristiana la famiglia, oltre a rivestire un fondamento sociale irrinunciabile, è fondata divinamente: essa non è dunque una struttura sociale come le altre, che si possa modificare a piacimento. Difatti, è in Genesi dove Dio stabilisce il diritto naturale della famiglia (Gn 1,27-28), che origina dalla relazionalità dei separati, ossia uomo e donna.
Una fondazione sì naturale che biologicamente è impossibile negare che al di fuori della relazione uomo-donna è impossibile la procreazione (il progresso tecnico non sconfessa questo dato di fatto, bensì tenta di raggirarlo). La statuizione della relazionalità tra uomo e donna, necessaria alla fondazione del nucleo essenziale che è la famiglia, è ineludibile nella fede cristiana. Ciò appare immediatamente manifesto se si considera la famiglia nel complesso delle sue funzioni: una funzione di legittima manifestazione della sessualità a fini procreativi, seguita dalle funzioni di sicurezza e protezione, di spontanea relazionalità e mutuo soccorso, di educazione e contribuzione al consorzio umano.
Ciò che è ancor più essenziale sottolineare è che nella visione cristiana la costituzione della famiglia è preceduta dal matrimonio, ovvero da una sacra unione indissolubile. Il sacramento del matrimonio, cui si uniscono uomo e donna, è un sigillo divino ad un amore terreno, di per sé manchevole. Non è un caso se Fulton J. Sheen scrisse, in proposito, “Tre per sposarsi”, in quanto Cristo è l’elemento di vera congiunzione dell’uomo e della donna, santo fondamento della famiglia cristiana, àncora necessaria affinché la famiglia non si disgreghi, né naufraghi. Il concetto di famiglia, dunque, non può essere scisso dal sacramento matrimoniale, poiché nella visione cristiana esso ne è fondamento e presupposto necessario. In proposito, il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto chiaro: «2360 - La sessualità è ordinata all'amore coniugale dell'uomo e della donna. Nel matrimonio l'intimità corporale degli sposi diventa un segno e un pegno della comunione spirituale. Tra i battezzati, i legami del matrimonio sono santificati dal sacramento».
E ancora: «2363 - Mediante l'unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita. Non si possono disgiungere questi due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l'avvenire della famiglia».
È necessario, dunque, ogniqualvolta sia opportuno, chiarire le premesse del “discorso” cristiano, che nasce dall’incontro col Sacro, testimoniato nelle Sacre Scritture prima, e nella testimonianza dei santi e dei dottori della Chiesa dopo. Il sacramento del matrimonio e la naturale costituzione della famiglia sancita da Dio sono elementi che non devono essere ignorati né dimenticati, ma che ogni cattolico deve ribadire con forza dinanzi a tutti gli uomini.
Da quanto enucleato sinora, inoltre, è possibile sintetizzare alcune risposte brevi ma efficaci contro gli attacchi e le denunce infamanti di chi, per ignoranza o malafede, ignora i presupposti della fede cristiana cattolica.
§1- Accusa di chiusura della Chiesa alle novità e alle evoluzioni del mondo ~ A chi accusa la Chiesa e il Papa di essere contraria alle evoluzioni del mondo civile e alle novità introdotte a livello politico e sociale, si risponda: che la Chiesa non è una istituzione statale, sovranazionale, o una ONG, bensì una sacra istituzione che, seppur composta da uomini, è espressione del piano salvifico di Dio. Ciò detto, la Chiesa non può e non deve aprirsi a qualsiasi novità introdotta nel mondo, pena il suo fatale snaturarsi.
«Come la volontà di Dio è un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua intenzione è la salvezza dell’uomo, ed essa si chiama Chiesa ». ~ Clemente d’Alessandria, Paedagogus , 1, 6, 27, 2: GCS 12, 106 (PG 8, 281).
§2- Presunzione di fondare la famiglia su un non meglio definito concetto di “amore” ~ A chi presume di poter fondare la famiglia su un vago concetto di amore, così come sulla reciproca attrazione fisica, o su di un generale volersi bene, si risponda che la famiglia non è una unione come le altre, e che a suo fondamento Dio ha previsto una indissolubilità e sacralità che altri rapporti umani non hanno, né possono avere. Che la famiglia necessita, dunque, della relazionalità degli opposti, ossia dell’uomo e della donna, in rapporto indissolubile affinché sia salda la costituzione della famiglia, contribuendo alla solidità della società che ne deriva.
«Il bene del matrimonio presso tutte le genti e tutti gli uomini consiste nello scopo della generazione e nella casta fedeltà; ma per ciò che riguarda il popolo di Dio vi si aggiunge la santità del sacramento » ~ Sant’Agostino, De bono conjugii, XXIV
§3- Accusa di regressione e di “attentato” ai diritti e alla libertà ~ A chi accusa la Chiesa di regressione sociopolitica, ovvero di attentato contro il progresso; meglio, contro il progressismo, promotore delle più disparate rivendicazioni di diritti, libertà e privilegi, si risponda: il concetto di progresso è estraneo alla verità rivelata nelle Sacre Scritture e ai dogmi della Chiesa Cattolica. Il percorso della storia, nel cristianesimo, non prevede alcun progresso che dipenda dall’uomo o dalla storia in sé, giacché la storia stessa dovrà concludersi con il ritorno trionfale del Signore Gesù Cristo. La vera ed autentica categoria di riflessione e di discernimento è, piuttosto, la conversione e la ricerca della salvezza eterna, la quale non si può barattare per diritti e libertà contingenti, al di fuori dello schema divino. « la libertà non va considerata come un universale che presenterebbe, nel tempo, un compimento progressivo, o delle variazioni quantitative, o delle amputazioni più o meno gravi, degli occultamenti più o meno rilevanti. La libertà non è un universale che si particolarizza con il tempo e la geografia » ~ Michel Foucault, Nascita della biopolitica.
La conclusione di papa Leone XIV è chiarissima: «[…] la Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna. D’altronde, nella prospettiva cristiana, la verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti. Proprio a testimonianza della Verità e della Carità, mai disgiunte nella rivelazione cristiana, bisogna ribadire senza timore di smentita, né di ingiustizia, che la famiglia è voluta divinamente da Dio, per diritto naturale fondata sulla complementarità tra uomo e donna, per volontà divina uniti nel sacramento del matrimonio, immagine di Cristo e
della Sua Sposa, pertanto indissolubile. La verità sulla famiglia non discrimina gli omosessuali, né gli adulteri o i divorziati, né i fornicatori, giacché costoro sono fuori dal sacramento matrimoniale, e devono adeguare i loro comportamenti alla volontà divina, non il contrario.
Non si tratta, in ultimo, di porre davanti alla Chiesa il proprio concetto personale ed egoistico di amore, ma di rinunciare a sé stessi e alla propria visione parziale dell’amore per accogliere l’Amore autentico che da Dio solo promana, e che necessita nell’uomo di ordine, nel rispetto della volontà di Dio, e di verace testimonianza, mediante i sacramenti e una vita degna del sacrificio di Cristo per noi. Rinunciando, dunque, al peccato.
Alessio Canini
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