23/08/2021

Una festa a sorpresa

Come tutti gli esseri umani di questo mondo, anch’io sto attraversando il “periodo di convivenza” con il Covid-19. I mass media hanno creato ad arte una narrazione precisa in cui prevalgono alcuni sentimenti: paura, diffidenza, distanziamento, isolamento, incertezza sul futuro. Ogni giorno non si parla d’altro e sembra che le nostre vite non abbiano senso e la nostra libertà sia stata irrimediabilmente coartata. A fare la parte del leone però sono la paura della malattia e della morte, fenomeni a noi noti, ma sempre allontanati perché convinti che “riguardino gli altri” e non possano coinvolgere le nostre esperienze esistenziali. 

Anche a me, lavorando in ospedale con i malati gravi e Covid positivi, un po' di paura - confesso - è venuta. Mi sono sempre considerato molto razionale ed equilibrato nei giudizi, critico verso un mondo dove prevale il “pensiero unico” e dove andare controcorrente è sempre più faticoso. Così, giocando con i miei pensieri e con le mie suggestioni, ho trovato due bellissime foto di mia nonna Nerina con i suoi fratelli e un’altra, ancora migliore, con mio padre Giovanni, piccolo, e mio nonno Giovanni, mai conosciuto, perché morto in giovane età a causa dell’odio delle ideologie. Infine ho posto in evidenza una foto dove siamo e io mio fratello Marco (“partito” dieci anni fa) dopo una grande impresa in montagna. Ho osservato attentamente i loro sguardi, resi immobili dallo scatto fotografico. Mi sembrano vivi, espressivi, capaci di trasmettere, attraverso il tempo e lo spazio, sentimenti di affetto e di quella familiarità che si acquista con la frequentazione quotidiana. Mi sono immediatamente commosso e qualche lacrima ha rigato il mio viso. Nonostante la staticità di quelle immagini, guardando più attentamente si può percepire l’Infinito, si può vedere il “telo nero” (come ebbe a descriverlo magistralmente Dino Buzzati) che separa noi da loro. 

Non vedo malinconia, tristezza, sensazione di un tempo che non c’è più. È come se volessero parlarci, desiderassero avvisarci che di là ci aspetta qualcosa di meraviglioso, un orizzonte senza fine, dove potremo tutti incontrarci, increduli ed estasiati. È come quando ti organizzano una festa di compleanno a sorpresa: non te l’eri aspettata per nulla, sei rimasto impreparato, non hai saputo cosa dire e probabilmente avevi trascorso la tua giornata nella routine e nell’ordinarietà. Durante i festeggiamenti, ti accorgi che sono venuti tutti: i figli, il marito o la moglie, gli amici, i parenti, i colleghi. Proprio tutti, nessuno escluso. È proprio una grande festa e ti senti completamente appagato e felice. Non hai neppure il coraggio di chiedere come sono stati capaci di tenerti all’oscuro di tutto, perché alla fine non ti interessa. L’importante è essersi ritrovati e festeggiare assieme. Durante al serata, cerchi di parlare con tutti e di memorizzare i volti e le espressioni degli invitati. I loro occhi vogliono dire molto di più di quanto i tuoi sensi siano in grado di percepire. Oltre ai soliti canti e alle solite battute umoristiche sul tuo temperamento e sulle tue gaffes, ascolti con piacere tutti gli incoraggiamenti e gli auguri per una buona vita futura e una solida salute. Questo è per me il Paradiso e noi dobbiamo vivere, lasciandoci coinvolgere dalla Sorpresa Finale, dove incontreremo tutti e il Senso della nostra esistenza, di fronte a “Colui-che-è”.

In questo tempo di pandemia dovremmo vivere con questo atteggiamento, consci che la malattia e la morte sono i momenti preparatori per questa grande Festa. La paura pertanto diventa facilmente dominabile e ogni gesto quotidiano appare avere finalmente un senso, inserito in un tempo che non passa. 

Solo attraverso l’incontro con Cristo si può realmente vivere: Lui ha avuto il coraggio di andare per primo, attraverso la sua Passione e la crocifissione. Con le parole di Giovanni Paolo II, «Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo! Lui sa ciò di cui avete bisogno!», diventa chiaro quale strada seguire.

È l’unica risposta saggia e realistica che possiamo dare, dimostrando che siamo fatti per un destino più grande e che anche la nostra salute è un dono, legato a doppio filo con il Creatore che ci aspetta fiducioso e sereno nel suo Regno, come figli prediletti, pensati dall’Eternità.

 

Stefano Martinolli

Fonte: Notizie Pro Vita & Famiglia, n.93

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