05/01/2020

Transgender sul “cambio” di sesso: «È un disastro completo»

Debbie Karemer è una donna di 61 anni, che per 17 anni ha voluto assumere le sembianze di un maschio attraverso la cosiddetta pratica della transizione di genere. La sua testimonianza personale su quella esperienza, riportata da Life Site News, può farci riflettere molto sul tema, attualmente fra i più scottanti.

Da adolescente, Debbie fu abusata sessualmente da suo padre. È così che hanno avuto inizio atroci sofferenze a cui non era riuscita a dare un nome, finché, all’età di 44 anni, non vide in televisione un episodio di talk show che parlava di transgenderismo. Si convinse, dunque, che fosse questo il suo problema: sentirsi nel corpo sbagliato.

Neanche il tempo di dirlo a uno psichiatra e già alla prima seduta ricevette la prima iniezione di testosterone e così, dopo tre mesi, si è proceduto all’amputazione dei seni ed al cambio del nome in Lee Harries. I trattamenti procedettero con la “creazione” di finti genitali maschili e con la rimozione di quelli femminili.

Era andata solo a parlare con uno psichiatra, era traumatizzata, non poteva sapere veramente in quel momento cosa volesse. E in rapidissimo tempo è stata (esteriormente) trasformata in un uomo, con “terapie” ed interventi che richiedono, peraltro, tantissimi soldi.

Solo anni dopo, il suo terapista, parlando con lei, usò l’espressione “traumi infantili” e le fece “accendere una lampadina”: erano quelli che dovevano essere oggetto di cura, non il proprio corpo. Eppure, con gli ormoni e la chirurgia era stato trasformato il suo corpo, le era stata portata via la sua vera sessualità, la sua reale identità di donna.

«Sono intrappolata. Mi sento completamente mutilata. È un disastro completo», afferma della procedura di transizione. «Sono stata traumatizzata da quello che era successo nella mia vita, e sono stata erroneamente diagnosticata come transgender».

Pensiamo ora a quei bambini con diagnosi di disforia di genere a cui viene proposta la transizione. Sono forse in grado di optare consapevolmente per una scelta che potrebbe farli sentire un giorno, come Debbie, mutilati e in un corpo che non gli appartiene (specie considerando il fatto che la maggior parte dei bambini che ne soffrono cambiano idea al subentrare della pubertà)?

Ora Debbie sta seguendo la procedura inversa alla transizione e tanti, come lei, stanno facendo lo stesso. La sua testimonianza ci ricorda quanto sia importante occuparsi di aiutare chi soffre a riconoscersi nel proprio corpo, piuttosto che spingerlo a voler essere altro.

 

di Luca Scalise
Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.