10/01/2024 di Fabio Piemonte

Transgender al potere dentro l’OMS. Così decidono sulla transizione per i minori

Nella commissione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità incaricata di predisporre le Linee guida per la salute dei minori in transizione di genere, almeno la metà dei membri sono trans. Ebbene sì, avete capito bene. Una vera e propria notizia choc, quella che emerge spulciando i componenti della commissione, tra i quali figurano anche due ex presidenti della WPATH, l’Associazione professionale mondiale per la salute transgender, i quali da sempre sostengono che non dovrebbero sussistere limiti di età per richiedere il cambio di sesso da parte dei minori.

Inoltre è stato appena nominato a far parte del team un canadese, trans, docente di diritto penale, autore di “Gender/Fucking: The Pleasures and Politics of Living in a Gendered Body”, con un tatuaggio dallo slogan esplicito: “Be Gay, do Crimes”. Sulla stessa linea si colloca anche la professoressa Ashley, docente di diritto penale presso l’Università di Alberta, la quale sostiene che i bloccanti della pubertà debbano essere considerati come «opzione da privilegiare» nel trattamento dei minori che non si sentano a loro agio nel proprio corpo, in quanto «i loro corpi non vengono alterati né dal testosterone né dagli estrogeni e l’assunzione di tali farmaci non preclude percorsi di vita futuri quando ciò avviene durante la pubertà». Si tratta pertanto di fornire subito i farmaci bloccanti e avviare la pianificazione dei relativi interventi chirurgici ai minori che richiedano il cambio di sesso, senza richiedere alcuna valutazione psicologica preliminare.

E in effetti le Linee guida si preparano a ratificare le menzogne diffuse da tali promotori e testimonial dell’agenda Lgbtq+. Infatti, afferma l’Oms, «le Linee guida si concentreranno su 5 aree: fornitura di cure in linea con la ‘terapia affermativa’, compresi gli ormoni; formazione degli operatori sanitari per la fornitura di cure inclusive di genere; fornitura di assistenza sanitaria per le persone trans e con diversità di genere che hanno subito violenze in base ai loro bisogni; politiche sanitarie che sostengano un’assistenza inclusiva di genere e riconoscimento legale dell’identità di genere autodeterminata».

Insomma, siamo alle solite: dietro il mantra dell’inclusione, si cela un retroterra ideologico che misconosce la realtà del fenomeno della transizione sociale e di genere dei minori, non accennando minimamente alle evidenze scientifiche relative ai danni provocati dall’assunzione dei bloccanti della pubertà a breve termine e nel lungo periodo e alle ricadute sulla salute e il benessere fisico e psicologico dei minori che abbiano anche soltanto cominciato l’iter dalla ‘transizione sociale’ a quella effettiva.

Eppure l’Oms intende predisporre tali Linee guida accogliendo ogni istanza del mondo Lgbt+ e silenziando nel contempo ogni voce contraria alla “terapia affermativa”.

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