10/10/2019

Torino, al via sportello di ascolto Lgbt con i soldi pubblici

In occasione del Comig Out Day a Torino, aprirà uno sportello di ascolto per adulti Lgbt over 40, iniziativa resa possibile grazie all’Associazione Alma Ata LGBT e dalla Circoscrizione IV di Torino.

Già l’esistenza del Coming Out Day sarebbe di per sé una notizia (probabilmente poco nota ai più): ricorrerebbe ogni 11 ottobre e corrisponderebbe al giorno in cui venne organizzata la seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle lesbiche e dei gay, nel 1987. Quale miglior occasione di questa, allora, per inaugurare un servizio che, ovviamente finanziato con i soldi pubblici, si rivolgerà solo ad una piccola fetta di cittadini?

Lo sportello permetterà colloqui di 50 minuti tra il richiedente e uno psicologo iscritto all’albo di riferimento, durante il quale il paziente potrà parlare della sua situazione e, nel caso di un transgender, farsi seguire nel percorso di “transizione”. Si fa veramente uno sforzo ad immaginare un tipo di assistenza basata su criteri scientifici e dunque oggettivi, in questo caso, dato che va da sé che gli psicologi scelti dovranno necessariamente pensarla secondo i gender diktat. Perciò, viene da chiedersi che tipo di beneficio possa ricavarne chi sente di avere un disagio e per tutta risposta viene semplicemente riconfermato in esso.

Dunque si assisterà alla solita farsa a cui siamo abituati: un team di esperti si sbraccerà per assecondare certe condotte sessuali, giustificando il disagio del paziente con la consueta storia dell’omofobia interiorizzata che altro non fa che scaricare cause e colpe sulla società “omofoba”, davvero un bel lavoro di autoanalisi sul paziente!

E tutto questo, per di più, con i soldi provenienti dalle casse pubbliche, impiegati, come avviene in quei contesti amministrativi in cui domina l’ideologia, per una ristretta fetta di cittadini, ignorando le emergenze della popolazione, diffuse su larga scala. E così chi non rientra nella sigla Lgbt, come al solito, risulterà cittadino di second’ordine.

 

Fonte: Osservatorio Gender

di Manuela Antonacci

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