20/12/2018

Testa o croce? La provocazione dei razionalisti che non ragionano

Testa o croce? A Cagliari è comparso un manifesto chiaramente pro aborto e contro il diritto all’obiezione di coscienza. Si vedono due  persone raffigurate dal collo in giù, una ha il camice da medico, l’altro indossa una croce sul petto. Sotto campeggia la scritta «Testa o croce? #non affidarti al caso» e infine  un invito: «Chiedi subito al tuo medico se pratica qualche forma di obiezione di coscienza». Il manifesto è firmato dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Il messaggio è molto semplice, ossia un chiaro invito a tenersi alla larga da quei medici obiettori che possono dissuadere una donna dal ricorrere all’aborto.

Un classico esempio di “razzismo ideologico”. Perché, ancora una volta, traspare un concetto di libertà del tutto deformato da parte di chi si erge ormai da anni a paladino dei diritti individuali. Così il medico obiettore è considerato un nemico a prescindere, e soprattutto un ostacolo al soddisfacimento di un desiderio individualistico, quale quello di “interrompere una gravidanza”. Che è sempre, e solo, una questione di “testa”. Perché abortire non è come togliere una cisti, è un qualcosa destinato a lasciare segni indelebili nella vita della donna, rischiando anche di provocare forti traumi e conseguenze devastanti sulla propria stabilità psico-fisicaRischi che, va detto, non sono esclusi nemmeno da quei medici e quegli psichiatri favorevoli alla legge 194 ma consapevoli di tutte le insidie che un aborto può comportare.

Per questo serve “ragionare”, dal momento che si sta uccidendo una vita umana che vive all’interno del proprio corpo. E allora come si può banalizzare l’aborto riconducendo la questione a uno scontro fra scienza e fede che in questo caso non c’entra assolutamente nulla? Si ha come l’impressione che gli autori del manifesto non capiscano cosa voglia dire abortire e pretendano di farlo capire ancora meno a chi rischia di soffocare la vita umana che porta in grembo.

La presenza dei medici obiettori nelle strutture ospedaliere è l’ultima speranza che hanno le donne di non portare a compimento un gesto estremo, il più delle volte condizionato dalle paure o da situazioni contingenti negative. Invitare le donne a non affidarsi nelle mani di medici obiettori, come fanno gli atei e agnostici razionalisti, equivale a lasciarle ancora di più prigioniere delle loro ansie, delle loro paure, della loro infinita solitudine, dei loro drammi esistenziali,  per finire nelle mani di meri dispensatori di morte. Forse proprio quella “croce” identificata a sproposito col medico obiettore, potrebbe essere invece d’aiuto alla “testa” per capire l’importanza di fermarsi in tempo.

Americo Mascarucci

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