30/10/2019

«Tante famiglie, tanto amore», lo spottone LGBT di Rete4

«Ottobre è il mese delle famiglie. Di tutte». E’ con questa dichiarazione, letta con un tono netto e che quasi non ammette repliche, che si apre il nuovo spot di Rete4 dedicato al mese «delle famiglie».

E sì perché ormai la parola famiglia si declina al plurale e anche se il comune sentire va in una direzione opposta, rispetto al concetto liquido di famiglia, questo non importa a chi si trova nella stanza dei bottoni e per questo continua a martellare il pubblico con il nuovo modello, anzi, i nuovi modelli costruiti a tavolino, nella speranza che a furia di sfinire la mente con determinati immagini e messaggi, il pubblico cambi veramente idea.

Infatti in questo spot pro LGBT ce n’è veramente per tutti i gusti: la famiglia etero che si abbraccia teneramente, in apertura (per non urtare subito la suscettibilità dei telespettatori) ma, immediatamente dopo, in una gradualità di proposte “alternative” si susseguono le immagini di un uomo che coccola un cane,  due mamme  che sollevano in alto un neonato (avuto ovviamente grazie alla fecondazione eterologa e reso pertanto deliberatamente orfano di padre, ma questo nel mondo dei desideri a tutti i costi è solo un dettaglio, si sa..) subito dopo, per edulcorare la pillola, segue l’immagine di una coppia di anziani che si bacia teneramente sulla fronte e, infine, per concludere “in bellezza”, due ragazzi che si baciano e due ragazze che si tengono per mano, in modo che gli spettatori abbiano ben chiaro come debbano pensarla a conclusione di tutta questa “profusione amorosa”.

Ma pare che, nonostante la comunità LGBT, ormai, come è evidente, ha in mano il mondo dei media e non solo, il messaggio proprio non sia piaciuto ai telespettatori. Nei giorni scorsi, sono infatti piovute critiche di questo tenore: «Non è solo Rete4…è il nuovo lavaggio di cervello», «Fermate il mondo voglio scendere», «Ottobre mese delle famiglie. 2 lesbiche e 2 gay. Fino a poco tempo fa la famiglia era mamma papà e figli» e tanti altri commenti negativi. Ma chissà perché, di questi importanti feedback comunicativi, proprio il mondo dei media, sembra non voler proprio tenerne conto.

 

di Manuela Antonacci

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