17/09/2023 di Francesca Romana Poleggi

Suicidio assistito - E se l'eutanasia non è una "bella morte"?

Alexina Wattiez non doveva morire così.
Alla donna belga di 36 anni era stato diagnosticato un cancro terminale nel 2021. È peggiorata rapidamente e soffriva così tanto che ha chiesto l’eutanasia (o suicidio assistito, che dir si voglia).
 
Il 29 marzo dell'anno scorso, il suo medico, le due infermiere che si prendevano cura di lei, il suo compagno, Christophe Stulens, e la loro figlia di 15 anni si sono riuniti per assistere alla "bella morte": meglio morire in modo sereno e pacifico che tra atroci dolori, no?
Stulens e la figlia aspettavano fuori mentre il medico gli somministrava l'iniezione letale.
 
Come sono andate effettivamente le cose è ancora da chiarire, ma una cosa è sicura: il compagno e la figlia l'hanno sentita urlare. Quando sono entrati nella stanza, era morta, ma sembra che le due infermiere l'abbiano soffocata con un cuscino. L'iniezione letale non aveva funzionato.
 
Sembra che né le infermiere né il medico abbiano denunciato il fallimento dell'eutanasia. Ma due giorni prima del funerale qualcuno ha informato la procura. Un patologo forense ha esaminato il corpo e ha notato tracce di soffocamento sul viso della vittima.
 
La sua famiglia ha chiesto un'indagine che è ancora in corso.
 
I nostri Lettori più assidui di storie come queste ne hanno già sentite: le abbiamo pubblicate qui sul portale e sulla nostra Rivista.
 
Non possiamo affatto essere sicuri che l'eutanasia sia una "bella morte", anzi. Ma questa verità scomoda viene ovviamente nascosta e non sapremo mai in quanti casi, in realtà, i pazienti affrontano un trapasso affatto sereno e pacifico.  
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