26/07/2020 di Manuela Antonacci

Sui social bannati contenuti sulle terapie riparative, con la scusa dell’hate speech

Facebook ha annunciato che, insieme ad Instagram, ometterà e vieterà qualsiasi contenuto che promuova le terapie riparative. Come riportato da CNN Business, la motivazione, secondo i gestori del più noto social network esistente in rete, sarebbe che, diffondere simili informazioni equivarrebbe a sostenere un "discorso di odio”.

Inoltre, secondo questa narrazione, “terapie riparative” sarebbe addirittura un’espressione adottata dagli “oppositori del cambiamento” (quindi dai “conservatori”) nei confronti dell'omosessualità e del transgenderismo. In “terapie riparative” peraltro facebook fa rientrare, indistintamente, preghiere e gruppi di sostegno offerti da pastori, consulenti autorizzati, chiese e ministeri cristiani.

E comunque, all’insegna della libertà di espressione, nemmeno le testimonianze di chi ha ottenuto ottimi risultati grazie a questi metodi, saranno ammessi in rete.

Nel frattempo, alcuni gruppi sono già stati presi di mira da Facebook e Instagram: ad esempio il ministero no-profit Core Issues Trust (CIT) che opera nel Regno Unito. La CIT crede nella visione cristiana della sessualità umana, delle relazioni e del matrimonio, ovvero che il matrimonio è costituito dall'unione di un uomo e di una donna. Il ministero sostiene coloro che cercano di vivere secondo tale modello e fornisce un sostegno per chi vorrebbe convertire il proprio orientamento da gay ad etero.

Eppure i loro contenuti sono stati deliberatamente rimossi. Non solo, stessa sorte è toccata a Mike Davidson che è amministratore delegato del ministero e presidente della Federazione internazionale per la scelta terapeutica (IFTCC). Davidson ha pubblicato una serie di video su Facebook e Instagram - "Live with Mike" rimossi prontamente dai due social, ma ancora disponibili su Youtube.

In essi venivano affrontati argomenti legati all'omosessualità e alla dipendenza sessuale per chi vuole vivere secondo la morale biblica. Ma Davidson non è nuovo alle controversie e alla censura: dopo tre anni di formazione per diventare psicoterapeuta, nel 2011 è stato rimosso dal programma di studi, per motivi di "pubblica sicurezza" per aver detto che le persone dovrebbero avere libero accesso ad un aiuto professionale se desiderano abbandonare forme di attrazione indesiderate.

Inoltre, nel 2017, ha partecipato a Good Morning Britain con Piers Morgan e si è mostrato piuttosto combattivo: alla domanda di Morgan che secondo lui si nascesse gay, Davidson avrebbe risposto: "Penso che le persone non nascano gay, ma che lo diventino e che sia un orientamento- in alcuni casi -  reversibile." Morgan per tutta risposta ha insultato Davidson, chiamando le persone come lui "piccoli bigotti orribili" e "una parte negativa e pericolosa della nostra società."

Ma la CIT ha continuato ad operare, nonostante un clima intimidatorio e di censura, producendo un docu-film, “Voices of the Silenced”, che mostra il contributo dei valori giudeo-cristiani alla civiltà occidentale e di contro illustra i tentativi di mettere a tacere chi segue tali ideali. Il documentario, e questa costituiva la pietra dello scandalo, riportava le interviste a 15 persone che erano riuscite a riconvertire il loro orientamento sessuale. Il film, tuttavia, è stato contestato e ne è stata vietata la proiezione in diversi luoghi

Il caso della CIT e non solo, dimostra come stia crescendo l'intolleranza verso quei gruppi che aiutano le persone che lo desiderano a riconvertire il loro orientamento sessuale, l’atto censorio di Facebook ed Instagram rappresenta solo la punta dell’iceberg di un clima di violenza ideologica che vorrebbe solo imbavagliare il dissenso, ma che forse, al contrario, suscita ancora di più sete e desiderio di verità .

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.