07/12/2016

Studenti pro life discriminati ed emarginati? Si può!

La  Strathclyde University, in Scozia, vieta agli studenti pro life di costituire un loro club: la dittatura del relativismo e la cultura della morte non possono rispettare davvero le libertà democratiche, si sa.

I club degli studenti sono una realtà molto diffusa all’estero. E i club di studenti pro life stanno nascendo e prosperando sempre più numerosi nei college e nelle scuole superiori di tutto il mondo. Ma spesso devono lottare per ottenere il riconoscimento dalle autorità accademiche.

La Oxford University tempo fa ha annullato un dibattito sull’aborto, dopo la protesta di alcune studentesse femministe. Alla Strathclyde, invece, dicono che un gruppo pro life potrebbe  “molestare”, “intimidire” e “far violenza” sulle persone.

Se non sono un club riconosciuto, non possono organizzare eventi, né possono accedere ai fondi che gli studenti hanno a disposizione per le loro attività culturali e ricreative autogestite.

Ma c’è il divieto di costituire gruppi “anti-scelta”, “anti – choice” (perché la neolingua, che è anche vile, non ha il coraggio di chiamare i ragazzi  “pro vita” o “anti-abortisti” perché la vita è cosa buona e – nonostante tanti decenni di propaganda – aborto è un termine che ha un’accezione negativa. Quindi li chiama “anti-scelta”: la parola scelta è un termine neutro. Così è più facile dar loro addosso).

Secondo il comitato degli studenti dell’ateneo, consentire ai pro life di organizzarsi in un club sarebbe «un ostacolo alla libertà, all’uguaglianza e all’autonomia del corpo delle persone del campus che hanno un utero» (sic!).

Anche negli USA gli studenti pro life incontrano molte ostilità da parte delle autorità accademiche. Alle femministe e ai studenti prro choice viene impunemente consentito anche di compiere atti vandalici nei loro confronti.

Il copione è sempre lo stesso: tutti pronti a manifestare per la libertà e i diritti, ma non di tutti: perché «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri» (George Orwell, La Fattoria degli Animali).

Redazione

Fonte: LifeNews


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