28/10/2020 di Manuela Antonacci

Stati Uniti, università sotto indagine per aver rinnegato le politiche sportive filo-transgender

La Franklin Pierce University in New Hampshire ha annunciato di aver rinunciato alla sua politica “inclusiva” nel campo dello sport che prevedeva la partecipazione dei transgender alle gare femminili. Secondo quanto ha affermato l'Ufficio per i diritti civili del Dipartimento dell'istruzione degli Stati Uniti, l’università in questione, è stata anche sottoposta a delle indagini con l’accusa di aver violato l’emendamento IX dell’Education Amendments Act del 1972 che prevede quanto segue:

“Nessuna persona negli Stati Uniti, in base al sesso, sarà esclusa dalla partecipazione, gli saranno negati i benefici o sarà soggetta a discriminazione in qualsiasi programma educativo o attività che riceve assistenza finanziaria federale”

 Tuttavia l'università privata ha definitivamente deciso ugualmente di rinunciare alle politiche di “inclusione" e “cesserà qualsiasi pratica ad esse correlate" ha dichiarato in una lettera, lo scorso venerdì, Mario Diaz, consigliere generale per l’OCR (Office for Civil Rights) il quale ha anche fatto notare, presentandolo in pratica come un atto illecito, che l'università ha voluto risolvere la questione prima ancora che le indagini fossero terminate.

L'OCR, a suo dire, stava verificando se l'università stesse effettivamente penalizzando le studentesse-atlete consentendo agli atleti transgender di partecipare alle loro gare.

Esultante, invece, il CEO e presidente di CWA (Catholic Wrestling Association) Penny Nance ha dichiarato che è stata la prima vittoria per le atlete del college costrette a competere in condizioni svantaggiose, già in partenza, contro atleti maschi che semplicemente rivendicavano lo status di transgender, pretendendo di competere, così, negli sport femminili.

Al contrario di quanto dichiarato dall'Ufficio per i diritti civili del Dipartimento dell'istruzione degli Stati Uniti, sarebbero proprio le politiche sportive “inclusive” rivolte ai transgender, secondo Nance, a rinnegare l’emendamento IX, in quanto si tratterebbe di una legge federale che garantisce a donne e ragazze pari opportunità nello sport basate, tuttavia, sul sesso biologico. Invece con queste nuove politiche filo-lgbt, secondo Nance, si costringerebbero le atlete ad “abbassare la testa, negando il diritto delle donne di competere solo contro atleti dello stesso sesso e minacciando il futuro dello sport femminile ".

 

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