Così ha esordito l’avvocato Erika Bachochi ai microfoni della CNN: “Sono una femminista e sono contro l’aborto”.
Una dichiarazione originale e coraggiosa che non ha potuto non attirare la nostra attenzione.
La scorsa settimana, in occasione del 42° anniversario della sentenza Roe v Wade, che ha introdotto l’aborto legale in America, la CNN ha pubblicato un editoriale controcorrente, scritto dall’avvocato Erika Bachiochi, femminista convinta, che sul tema ha espresso un concetto che agli occhi dei più è un ossimoro ma che invece non lo è affatto: le donne possono essere allo stesso tempo pro-donna e pro-bambino (quindi pro-life).
La Bachiochi sostiene infatti che l’aborto, lungi dall’essere una conquista di libertà ed uguaglianza per la donna, le getta addosso un pesantissimo fardello, rendendola unica responsabile della vita del figlio che porta in grembo.
Come da sempre sosteniamo, l’aborto inganna le donne facendo loro credere che devono assomigliare quanto più possibile agli uomini – e quindi, non rimanere incinte – per raggiungere la parità professionale, sociale e culturale.
Secondo Erika Bachiochi infatti, le femministe liberali ritengono, attraverso il loro sostegno incondizionato all’aborto, che l’autonomia e l’indipendenza delle donne si possano raggiungere unicamente al prezzo della morte dei loro figli. “Questo suona disgustoso ed indicibile, eppure è la realtà di questo mondo ‘uguale’ creato dalla sentenza Roe v Wade”, afferma l’avvocato.
In realtà, sottolinea la femminista, le donne vogliono vivere in una società che le rispetti anche nel loro ruolo di madri.
Le vere politiche a favore della donna diventano politiche a favore della famiglia, che consentono anche agli uomini di trascorrere più tempo con i propri figli. Anche questo dovrebbe essere sostenuto dalle femministe. I bambini hanno bisogno anche di un padre coinvolto e responsabile, non solo di una madre.
E noi aggiungiamo anche che se venissero applicate delle vere politiche sociali a tutela della maternità, che consentono alle madri lavoratrici di stare di più con i loro figli, in famiglia, queste ultime si sentirebbero sicuramente meno discriminate sul lavoro e più realizzate, anche come donne.
Come dice spesso Costanza Miriano, noi non vogliamo le quote rosa, le pari opportunità. Noi vogliamo “le dispari opportunità”, ossia un mondo del lavoro a misura di donna e di madre, non maschilista.
Nella conclusione del suo editoriale, l’avvocato Bachiochi spiega perfettamente quello che ha fatto l’aborto alla donna.
La società le ha dato il disumano (ma per 42 anni, costituzionalmente protetto dalla legge americana) diritto di decidere il destino di un altro essere umano, di un bambino vulnerabile – il figlio – al quale dovrebbe invece offrire solo protezione e amore.
È sconcertante il fatto che la maggior parte delle nazioni permetta tutto questo piuttosto che offrire alla donna un supporto materiale, morale e psicologico, qualunque sia la sua situazione, ed aiutarla a coltivare il suo preziosissimo ruolo nel miracolo della vita umana.
Laura Bencetti