19/04/2022 di Giuliano Guzzo

Sofia Goggia campionessa di verità: i trans discriminano le donne negli sport

La sciatrice Sofia Goggia è finita al centro di una vera e propria bufera mediatica per le sue parole, durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, con le quali ha rivendicato la necessità di proteggere le donne dalle istanze “sportive” delle persone transgender, che finiscono per discriminare proprio le competizioni femminili e annullare qualsiasi competitività.

Parole però sacrosante, quelle della campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice di tre Coppe del Mondo di discesa libera e di due medaglie mondiali: «A livello di sport – ha affermato - un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più. Non credo allora che sia giusto». Dunque non le opinioni ma le evidenze dicono come un uomo che decidesse di «diventare donna» per gareggiare nelle competizioni femminili godrebbe di un indubbio vantaggio.

Di questo abbiamo sia prove fattuali – si pensi al caso di Lia Thomas, che sbaragliando la concorrenza ha conquistato il titolo delle 500 yard (circa 450 metri) stile libero femminili ai Campionati di prima divisione dell’American University di Atlanta, suscitando non poche polemiche proprio in quanto «ex uomo» - , sia, ed è il dato più rilevante, riscontri scientifici che, come tali, non possono in alcun modo essere contestati.

Si pensi ad una recente ricerca - confluita in sette dense pagine pubblicate sul British Journal of Sports Medicine, rivista medica peer reviewed con 60 anni di storia – che ha visto un team di tre ricercatori esaminare retrospettivamente le cartelle cliniche e i test sportivi, negli anni compresi tra il 2013 e il 2018, di 75 soggetti transgender, dei quali 29 uomini “diventati” donne, che hanno iniziato il percorso di riassegnazione di genere mentre facevano parte dell’aeronautica degli Stati Uniti.

Ebbene ciò che si è osservato con tale indagine è il netto vantaggio competitivo degli uomini desiderosi di «cambiare sesso» che, rispetto alla controparte femminile, è apparso davvero notevole. Esso infatti è risultato oscillante, a seconda del tipo di prestazione atletica considerata, dal 15 al 31% in più. Si tratta di un divario immenso e misurato considerando valori assai indicativi, quali il numero di flessioni, gli addominali eseguiti in un minuto e il tempo impiegato per fare di corsa 1,5 miglia.

Ecco che allora, tornando alle parole della sciatrice Goggia, non si può non rilevare come quella sua considerazione - «un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più» - può esser stata ritenuta scomoda, sconveniente, politicamente scorretta dalla comunità Lgbt, ma sia vera e non lascia spazio a nessun dubbio in merito

Certo, può anche accadere che, in un determinato sport, un uomo «diventato donna» soccomba davanti ad una donna più dotata, ma si tratta di eccezioni ed episodi rari. La regola è che maschi e femmine sono differenti, non c’è nulla da fare. Motivo per cui, se si consente a uomini «diventate donne» di gareggiare in competizioni femminili, si farà un torto alle donne, agli atleti stessi, allo sport tutto.

 

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