05/11/2014

Singapore – Pesante sconfitta della lobby LGBT

La scorsa settimana, a Singapore, gli attivisti LGBT hanno subito una pesante sconfitta: l’Alta Corte ha confermato la legge antisodomia – entrata in vigore 76 anni fa – che vieta il sesso tra uomini.

L’Alta Corte ha dichiarato l’impossibilità di farsi essa stessa “mini-legislatore”, in quanto si tratta di una materia di competenza del legislatore.

L’Ufficio dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, tuttavia, ha condannato la decisione asserendo che questa violi una serie di diritti umani garantiti dal diritto internazionale, compreso il diritto alla privacy, il diritto di libertà dalla discriminazione basata sull’orientamento sessuale e identità di genere, e il diritto a non subire arresti arbitrari e la detenzione.

Uno dei tanti maldestri tentativi di far passare l’ideologia gender come un qualcosa di naturale e comunemente riconosciuto in tutto il mondo.

Ma grazie a Dio non è così.
Infatti, “l’orientamento sessuale e l’identità di genere” non appaiono in nessuno dei trattati sui diritti umani delle Nazioni Unite, e, sebbene gli attivisti continuino a fare pressioni affinché vengano riconosciuti come una nuova categoria da non discriminare nel diritto internazionale, il Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra, e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, hanno ripetutamente respinto la proposta. Inoltre, nessun organo di governo di un trattato sui diritti umani ha accettato la nuova classificazione.

 

Fortunatamente quindi, la dichiarazione dell’Ufficio dell’ Alto Commissariato è più un’aspirazione che un dato di fatto.

Certamente, occorre continuare a lottare affinché questa ideologia non si insinui subdolamente – come sta già accadendo in diversi Paesi- nella cultura e soprattutto nelle legislazioni di quegli Stati, come Singapore, che hanno intuito la sua pericolosità.

Laura Bencetti

Fonte

 

Blu Dental

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