10/10/2014

Sentinelle in piedi, libertà e ignavia: parla Mons. Negri

Un pensiero profondo e potente che trae spunto dalle aggressioni alle Sentinelle in Piedi di domenica scorsa e dai commenti e i silenzi che ne sono seguiti negli ultimi giorni: è l’articolo pubblicato da Mons. Luigi Negri su La Nuova Bussola Quotidiana. E’ un po’ lungo, ma va letto dall’inizio alla fine. Qui ne sottolineiamo in corsivo i tratti più salienti.

Perché chi ha vissuto gli Anni di Piombo conosce bene il metodo d’azione degli squadristi che accusano di essere fascisti gli altri nei confronti dei quali esercitano una violenza. E’ un filo rosso di vergogna che accompagna il nostro paese da decenni e che come una specie di metastasi ha investito e continua a investire il nostro mondo giovanile... ormai i margini di libertà culturale, espressiva, di coscienza, di religione, di cultura, sono ridottissimi: domina su tutto quel pensiero unico dominante di cui tante volte ha parlato papa Francesco. Tutto ciò che non accetta di riconoscere questo pensiero unico dominante viene considerato come una realtà che deve essere discriminata fino alla sua eliminazione.

La libertà – ci ha insegnato san Giovanni Paolo II – è un bene unico e indistruttibile. Se viene ridotta o alterata in una sua parte viene ridotta e alterata per tutta la vita della società.

Sembra impossibile oggi difendere la libertà perché è come se la società nel suo complesso, e anche tanti cristiani, «mentre succedono queste cose guardassero da un’altra parte», per citare un’immagine tagliente ed efficace di papa Francesco. Guardassero da un’altra parte per non vedere o per non accettare la gravissima provocazione alla loro coscienza che questi avvenimenti portano necessariamente con sé.

Il cristianesimo, per una sorta di sentimentalismo misticheggiante, sta rischiando di essere presentato all’interno della Chiesa, e quindi di fronte al mondo, come una forma di spiritualismo soggettivistico, privato, che non va oltre le porte o gli spazi della propria coscienza individuale o dei propri rapporti parentali. Un cristianesimo senza una tensione ad essere una presenza, la presenza del popolo cristiano dentro il mondo.

 

Sta insinuandosi dentro tanto, troppo, mondo cattolico l’idea che la verità della fede vada bene per noi, ma non deve essere proclamata troppo esplicitamente perché altrimenti si finirebbe per imporre agli altri la propria posizione.

I cristiani non sono contro nessuno. Ma, come Gesù Cristo, il Cristiano deve porsi di fronte al mondo nella sua originalità, a costo di andare controcorrente.

Che ne sarà nel giudizio di Dio e della storia, di una presenza cattolica che tende ad avere come ideale una silenziosa scomparsa che lascia la società in mano del potere e, molto radicalmente, del potere demoniaco?

Dovrebbe essere chiaro a tutti, soprattutto a quelli che si dicono cristiani, che l’ignavia non è una virtù e che il silenzio non è il modo con cui il Signore Gesù Cristo ha vissuto la sua presenza e la sua missione fino alla sua Passione, Morte e Resurrezione.

Redazione

 

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