02/03/2016

Sei contro il matrimonio gay? Ecco cos’è successo in Inghilterra

Un commento su Facebook contro il matrimonio gay: entra in azione la Gaystapo e arriva l’espulsione dall’università. Succede in Inghilterra, alla Sheffield University... nel 2016.

Il protagonista della vicenda è Felix Ngole, 38 anni, che ha dovuto riconsegnare il suo tesserino dell’università e la tessera della biblioteca per aver difeso sul social network Facebook le posizioni di Kim Davis, l’impiegata comunale americana, imprigionata per essersi rifiutata di concedere le licenze di matrimonio alle coppie gay. La storia della donna “obiettrice di coscienza”, aveva fatto tanto scalpore da spingere anche Papa Francesco ad incontrarla durante il suo viaggio in America.

Se a Kim Davis dissentire sul matrimonio gay è costato la prigione, allo studente della Sheffield University difendere il diritto di dissentire dell’impiegata americana, argomentando la sua posizione con citazioni della Bibbia, è costato la fine della carriera accademica. Perlomeno nell’Università britannica.

La Sheffield infatti, ha ritenuto che la pubblicazione di “affermazioni del genere” da parte di Ngole, “che possono risultare offensive nei riguardi di qualcuno”, mettono a repentaglio la sua capacità di lavorare come assistente sociale.

Una decisione che, secondo la lettera inviata a Ngole proprio dall’università non è dettata dalla “visione” della stessa, quanto dal fatto di “aver reso pubbliche questo tipo di opinioni”, cosa che avrebbe un effetto negativo sulle capacità di Ngole di svolgere la professione di assistente sociale.

Universita_omosessuali_Benedetto-XVI_matrimonio-gayIl giovane ha ovviamente fatto appello riguardo la decisione, e ha fatto sapere di voler ricorrere alle vie legali. “Non sono contro le coppie omosessuali”, ha detto Ngole citato da Pete Baklinski per LifeSiteNews, “questa è una loro scelta, ma io sono cristiano e se voglio manifestare la mia opinione su questo devo poter essere libero di farlo, visto che non ho minacciato nessuno e non ho trattato nessuno in modo discriminatorio”.

Ma evidentemente la Sheffield University non la pensa così. E la presunta “omofobia” non diventa altro che un pretesto per far tacere chi non si adegua alle rigide regole del politically correct. Anche perché, i veri discriminati sono altri.

Questa, però, non è la prima vicenda in cui cittadini vengono vessati o puniti per il semplice fatto di manifestare le proprie opinioni, coerentemente con il proprio credo religioso. Il caso più recente è quello portato alla luce da Tempi, che ha raccontato come a una famiglia norvegese siano stati tolti i figli dai servizi sociali di Oslo, perché educati troppo cristianamente. I genitori, definiti “cristiani radicali”, sono stati infatti accusati dal governo norvegese di aver sculacciato i figli, e sono stati quindi per questo ritenuti responsabili di un “pericoloso abuso su minori”. E, come scrivevamo, in Norvegia l’indirizzo che si va affermando è quello di togliere la priorità dell’educazione dei figli ai genitori biologici... con il chiaro intento di controllare meglio i cittadini, naturalmente.

Il caso di Felix Ngole, come quello dei genitori norvegesi, dimostra quindi che spesso ormai, in nome della tutela dei diritti delle minoranze, sono i diritti umani delle maggioranze ad essere calpestati.

Anastasia Filippi

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