Dalla follia del “gender” trasmessa anche col compitino di aritmetica al granitico buon senso di un bambino
Problema:
Rosa e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?
(da “Educare alla diversità a scuola – scuola primaria” dell’istituto A.T. Beck)
Svolgimento
Cara maestra, mi dispiace se non svolgerò il compito in modo corretto, ma la gravità della situazione non lo consente: se Rosa si è veramente recata al bar con i suoi papà (quindi non uno, ma almeno due), la spesa relativa a qualsivoglia cosa abbiano acquistato diventa un problema del tutto secondario, anzi, oserei dire irrisorio.
Come si può pensare ad una banale questione economica, quando a questa povera bambina, che potrebbe essere mia coetanea, è stato negato il fondamentale diritto di avere un genitore di sesso maschile (cosiddetto papà) ed un altro di sesso femminile (dicesi mamma)?
Cara maestra, mi meraviglio di lei, che ci sottopone dei testi così fuorvianti, dove il problema principale viene dissimulato quasi fosse inesistente, mentre ci viene chiesta una quisquilia. Non sarà mica un trabocchetto?
Forse sì. In tal caso, maestra, stia tranquilla, non ci sono caduto: impossibile che Rosa abbia due papà! Va bene che sono piccolo, ma i miei genitori mi hanno sempre spiegato che per far nascere un bambino occorrono necessariamente un papà e una mamma, altrimenti non c’è verso; e non mi dica che i miei genitori sono degli ottusi retrogradi perché mi hanno anche insegnato che certe leggi di natura non si potranno cambiare mai, neanche se un domani arrivasse un legislatore un po’ pazzerello ad affermare, per dire, che l’acqua scorre all’insù, che i raggi del sole raffreddano, o che il cerchio è quadrato. Non vale neanche accusarli di omofobia, mi hanno già messo in guardia: ci sono alcune persone che inventano delle parole assurde di cui mai nei secoli prima si era sentito l’esigenza, che oltre ad essere esteticamente orribili (tipo femminicidio, sessismo, e appunto omofobia), non hanno alcun reale significato, se non quello di screditare e criminalizzare chi si ostina a pensare secondo ragione con la propria testa.
Ma faccio finta di stare al gioco: poniamo caso che Rosa sia veramente accompagnata al bar da due uomini che millantano entrambi di essere suoi papà: è evidente innanzitutto che almeno uno dei due mente. Ma la questione potrebbe farsi ancor più ingarbugliata, perciò non addentriamoci oltre: non vorrei scoprire prematuramente che i grandi sono capaci di cose inenarrabili. Però una via per aiutare questa piccola vittima della follia di voi adulti moderni bisognerà pur trovarla no?
Ho sentito per esempio che ci sono tante coppie di genitori come si usava una volta, dove c’è un padre che fa la parte del padre (affetto ma poca teoria, molta pratica, e soprattutto sgridate e scapaccioni da starci attenti), e una madre che fa la parte della madre (affetto, comprensione, tante spiegazioni e tantissima pazienza), tante coppie così che sarebbero disposte ad accogliere e farsi carico di una bambina che non ha dei veri genitori, o al massimo ne ha uno marcato A e uno contrassegnato B, oppure il primo numerato 1 e il secondo numerato 2, qualora non ce ne fosse anche un terzo ovviamente numerato 3, confidando che abbia imparato a contare già dalla carrozzina.
E dei due accompagnatori adulti così confusi cosa dobbiamo farne? Non possiamo lasciarli nell’illusione di avere il diritto di essere considerati una coppia di genitori qualsiasi. Dobbiamo avere comprensione signora maestra: vanno aiutati anche loro, sono sicuro che si può fare qualcosa. Anche se ero molto piccolo mi ricordo che qualche anno fa c’era una simpatica canzoncina che raccontava di un uomo, un certo Luca, che a causa di problemi avuti coi genitori durante l’adolescenza, una volta diventato adulto si sentiva attratto da altri uomini, e anche se sentiva che c’era qualcosa di sbagliato, non sapeva come fare; ma se ricordo bene la canzone aveva un lieto fine, infatti Luca riusciva a superare le sofferenze patite da piccolo e si innamorava anche lui di una donna. Dopo sì che si sentiva davvero felice!
Signora maestra, non volevo pensarci, ma lei è troppo in gamba per proporci queste robacce e mi viene un dubbio: non sarà per caso stata obbligata da qualcuno a promuovere queste cose così strane? Se fosse così sarei ancora più preoccupato: non vorrei essere costretto, una volta diventato grande, a dover espatriare verso paesi dell’Est o dell’Africa, o altri paesi più civili del nostro che non impediscano agli adulti di insegnare le verità di sempre che ad un bambino sono già così lampanti, e che puniscono giustamente chi scandalizza in pubblico noi piccoli con ogni genere di sconcerie.
Cara maestra, mi dia pure un brutto voto; se le cose che devo imparare d’ora in poi sono queste, credo che mi ci dovrò abituare.