25/10/2021 di Giuliano Guzzo

Rispunta “l’emergenza” ddl Zan. Ora che conviene…

Neppure il tempo di festeggiare l’esito delle recenti elezioni amministrative, che subito la sinistra è tornata, in Parlamento, a rispolverare il suo mantra preferito: il ddl Zan. «Ora è il momento di decidere», ha dichiarato su questo la senatrice Monica Cirinnà, convinta che «i risultati delle elezioni amministrative» dimostrino «che è forte nel Paese la domanda di eguaglianza e giustizia». Risultato: la legge contro l’omobitransfobia, approvata nel novembre 2020 a Montecitorio, sarà all’esame del senato il 27 novembre. Ciò significa che i Ferragnez e gli altri influencer devono ora riscaldare i polpastrelli, per tornare a tirare la volata sui social alla legge arcobaleno.

Battute a parte, non si possono non notare molte anomalie in questa richiesta del centrosinistra di tornare a discutere del ddl Zan. La prima deriva dal fatto che «i risultati delle elezioni amministrative», che tanto allietano i parlamentari dem, riguardano i sindaci e non altro. Non solo. Ad uno sguardo attento, si noterà come l’indubbio successo del centrosinistra a questa tornata elettorale è comunque avvenuto conquistando città che, quasi sempre, erano già governate...proprio dal centrosinistra. Forse bisognerebbe dunque andarci piano, prima di strumentalizzare un indubbio successo politico che però, dati alla mano, non può certo passare come un trionfo epocale.

Torniamo però adesso al ddl Zan e alle anomalie di un centrosinistra che ora vuole vederlo approvato dopo mesi – sì, mesi – che l’argomento era scomparso letteralmente dai radar politici, con il dibattito che in queste settimane, come noto, si è concentrato in modo surreale sul fascismo, regime il cui rischio di un ritorno non convince neppure tanti osservatori progressisti. Non sarà, allora, che semplicemente i parlamentari progressisti che fino a ieri hanno parlato di un ritorno del fascismo ora tornano a parlare del ddl Zan per evitare di parlare di qualcosa di concreto, tipo i problemi delle famiglie e i lavoratori?

Ancora, un terzo profilo che pare impossibile non considerare riguarda il presunto carattere di urgenze della legge arcobaleno. I suoi promotori, ogni volta che ne parlano, descrivono il provvedimento come di assoluta urgenza, pena l’abbandono di fior di cittadini italiani, che resterebbero così privati di tutele fondamentali. Ora, a parte che così non è affatto – le tutele ci sono già, e per tutti, come tutti i giuristi seri sottolineano -, c’è un passaggio che colpisce, e cioè quello che si diceva poc’anzi: per mesi del ddl Zan non si è parlato.

Dobbiamo quindi dedurne che il centrosinistra ha volutamente abbandonato le persone Lgbt per mesi senza diritti, salvo poi tornare sull’argomento ora? Evidentemente, dato che nessun reale diritto è negato, le cose non stanno così. Tuttavia, resta – e forte – l’impressione di un’area politica, quella progressista, che davvero ormai non sa produrre né pensiero né politica che fuoriesca dal tormentone dei cosiddetti “nuovi diritti”.

E i lavoratori? I precari? Le famiglie che faticano a sbarcare il lunario? Gli emarginati? Storicamente, erano queste le categorie cui proprio la sinistra guardava con maggiore attenzione, facendosi – o provando a farsi – carico delle loro istanze. Da quando, ormai da diversi anni, il campo progressista si è però trasformato, queste storiche battaglie sono state abbandonate. E non perché precari, lavoratori, famiglie in crisi ed emarginati siano scomparsi, ma perché è scomparso l’attaccamento alla realtà di chi, in questa fase critica, non riesce a vedere né dire nulla che non sia viva il ddl Zan.

 

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