06/07/2021 di Manuela Antonacci

Ricordate la storia di Keira Bell? Pentita del cambio di sesso «troppo repentino»

Si fa tanto parlare di autodeterminazione del soggetto, in ogni campo, dall’aborto al fine vita, ma, soprattutto, nel campo dell’identità sessuale che, ormai, viene vista come una scelta personale, piuttosto che come un dato di natura. Eppure accade, spesso, che, a conti fatti e solo dopo aver provato sulla propria pelle l’inganno di questi ragionamenti, si passi esattamente dalla parte opposta, puntando il dito contro chi, per mostrarsi allineato a certe ideologie, ha contribuito ad alimentarlo, questo inganno.

È quanto è accaduto a Keira Bell, che oggi ha 23 anni, ma era minorenne quando decise di modificare la propria identità sessuale. Per questo ha deciso di fare causa (vincendola) alla clinica Tavistock and Portman NHS Trust, dove sarebbe iniziato il suo percorso di transizione.

 “Mi hanno assecondato subito – ha spiegato - e ne ho pagato le conseguenze, con gravi danni fisici". Evidentemente 16 anni, l’età in cui ha intrapreso una scelta così definitiva, come ha riconosciuto anche lei, è effettivamente troppo precoce per prendere decisioni che rischiano di condizionare irreversibilmente l’esistenza, eppure oggi, in molte cliniche, certi interventi avvengono anche in età pre-adolescenziale. Keira, come già fatto in passato, ha deciso di denunciare questi abusi: “Non si possono prendere decisioni simili a 16 anni, e così in fretta - ha sottolineato - i ragazzi a quell’età devono essere ascoltati, e non immediatamente assecondati”.

Il problema è che dopo appena tre incontri di circa un’ora, le sono stati prescritti i trattamenti ormonali ad hoc, che, di fatto, hanno bloccato lo sviluppo del suo corpo, secondo natura e quindi come donna e ne hanno invece stimolato i connotati maschili. Peraltro, ha potuto usufruire anche delle le sovvenzioni del Servizio Sanitario Nazionale, per l’amputazione del seno.

Ora, sperando che non sia troppo tardi, sta cercando di invertire il processo ormai avviato e avanzato, ma continua a non accettare il fatto che le sia stato concesso con tanta facilità e a soli 16 anni, un cambiamento di rotta così decisivo.

Per questo, afferma pentita e indignata: “Non c’è stato un vero esame psichiatrico nei miei confronti. È stato tutto così rapido e basato sul mio passato. Non c’è mai stata una vera discussione: i miei sentimenti dovevano essere scandagliati e non semplicemente accettati per quello che erano. Perché quando inizi il percorso, poi è molto complicato tornare indietro”.

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