22/06/2021 di Luca Marcolivio

Rapporto Matic sull’aborto. Basso (Lega): «Le lobby anti-vita vanno fermate»

Stavolta il pericolo è davvero reale. Con il Rapporto Matić, le lobby anti-vita vogliono accelerare i tempi, proclamare l’aborto “diritto umano” e mettere a tacere qualunque dissenso. La loro arroganza e la loro fretta, però, potrebbero essere segno di un certo nervosismo o del timore che la popolazione possa prendere coscienza del problema. Pro Vita & Famiglia ne ha parlato con Alessandra Basso (Lega), uno degli europarlamentari che più si stanno mobilitando nella difficile opera di respingimento della risoluzione.

 

Onorevole Basso, al Parlamento Europeo, il ricorso a risoluzioni per accelerare la liberalizzazione totale dell'aborto e di altre derive bioetiche è ricorrente da ormai un po’ d’anni. Due precedenti di rilievo furono i rapporti Estrela e Lunacek. Stavolta però il pericolo è più incisivo e, soprattutto, più reale: per quali motivi?

«Per due ordini di motivi. Il primo è la pervasività, l’estrema specificità e accuratezza degli attacchi sistematici, insiti in questo testo, alla Vita, alla Famiglia, alla libertà di coscienza dei medici e ai diritti dei bambini e dei genitori. Il secondo è l’attuale composizione del Parlamento Europeo, in termini di gruppi e maggioranze. Non sarà scontato riuscire a neutralizzare questo testo, anzi. Tuttavia, posso dirvi che farò il possibile per respingerlo e sicuramente non sarò l’unica».

In particolare, nel PPE ci sarebbero numerosi indecisi, destinati a fare da ago della bilancia. Voi del Gruppo Identità e Democrazia come vi state muovendo?

«Come sempre, cerchiamo di dare spazio alla forza impattante della verità, mantenendo salde e il più possibile chiare le nostre posizioni. Argomentando in maniera chiara, semplice e pulita, radicati nella realtà, è possibile aiutare gli indecisi a comprendere quest’ultima, farla propria e schierarsi al nostro fianco. In un tempo dominato da visioni ideologiche e antiumane, fondate su complessi castelli di carte, la chiarezza e le semplicità sono armi formidabili».

Tra gli aspetti più epocali del Rapporto Matić c’è il triplice all’attacco all’obiezione di coscienza, all’autonomia legislativa degli stati e alla libertà d’azione per i movimenti pro-life, già messi sotto accusa durante l’audizione senza contraddittorio dello scorso marzo (oggetto della nostra precedente intervista). Questa aggressività è un segno di forza o di debolezza da parte delle lobby anti-vita? Cosa temono questi soggetti?

«È un segno del fatto che si sentono molto forti in questo momento. E hanno le loro ragioni. I numeri sono più dalla loro che dalla nostra. Tuttavia, è anche vero che è un segno del fatto che hanno fretta di “chiudere la partita”. Anzi, le partite. Su tantissimi campi, infatti, stiamo assistendo a un’accelerazione sproporzionata rispetto alla velocità che hanno tenuto nei decenni scorsi. Hanno messo da parte la tattica della “rana bollita” per arrivare direttamente al risultato finale. Forse, in fondo, hanno paura che le persone si sveglino e i castelli di carte crollino. Non so se andrà così, ma sicuramente facciamo e faremo il possibile perché accada. In tutto ciò, il supporto di associazioni come la vostra o come CitizenGo per noi è e sarà fondamentale. È anche per questo che vogliono mettervi al bando: riconoscono la vostra forza e il vostro ruolo strategico».

Recentemente Pro Vita & Famiglia ha diffuso un report sui costi economici, psicologici, sociali e demografici dell’aborto, che, in 43 anni, si sono rivelati particolarmente devastanti. Per quale motivo, nonostante la consapevolezza diffusa – forse anche trasversale – che le “culle vuote” sono un problema, si continua a premere l’acceleratore su strumenti che vanno nella direzione opposta?

«Per motivi ideologici. Nella cultura liberal-progressista, attualmente dominante in occidente, vi è un viscerale odio per tutto ciò che è solido, forte, radicato e saldo. Per questo il nemico principale è diventato la Famiglia, cellula fondante e fondamentale nella società, e, di conseguenza, la madre, che in essa rappresenta l’arca della Vita, della continuità, la speranza ineludibile e incontrovertibile della società stessa. Per questo la Famiglia e la donna, nella sua dimensione di maternità, diventano bersagli da combattere e abbattere con ogni mezzo. E tanto più non vi riescono, perché la loro lotta è contro la realtà stessa delle cose, quanto più diventano ossessivi in questa loro crociata. Sta a noi ergerci a muro in difesa della Vita, della Famiglia e della maternità ed essere promotori di ‘culle piene’».

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