15/03/2020

Rai: assurdo quanto accaduto in fascia protetta. Ospite un transgender

Neanche in fascia protetta i bambini possono stare tranquilli: a “Vieni da Me”, su Rai 1, Caterina Balivo ha ospitato Giovanna Vivinetto, nata maschio, scatenando non poche polemiche. Infatti, la giovane donna, che è una studentessa poco più che ventenne, ha parlato, in trasmissione, senza peli sulla lingua della sua transizione da uomo a donna. Assurdo pensare di affrontare un tema così delicato, su cui, peraltro, gli psicologi ancora si interrogano, tramite un mezzo così pervasivo come la televisione, all’ora di pranzo, in un momento in cui i bambini, dato il divieto di uscire, possono più che mai far parte del pubblico a casa.

Tra l’altro parliamo della Rai di Marcello Foa, descritto come l’alfiere antigender che Il 23 marzo 2015, nel suo blog sul Giornale, scriveva: «Nel mondo occidentale si diffonde sempre di più la cosiddetta ideologia gender che in nome di una causa apparentemente sacrosanta, quella della lotta alla discriminazione sessuale, impone norme di comportamento ed educative estreme».

Dunque come sia possibile una simile “svista” è difficile capirlo. C’è tuttavia chi non ha esitato a farsi sentire, come il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri che sul suo profilo twitter ha cinguettato: "Vergognosa Rai1, ora alle 15.30 lunga trasmissione su cambiamento di sesso, in fascia protetta, bambini anche piccoli chiedono cosa sia. Cacciare subito i responsabili", per poi definire quello di viale Mazzini "un servizio pubblico vergognoso".

Peraltro stiamo parlando della tv pubblica, pagata con i soldi degli italiani che avranno pur diritto a non essere bombardati mediaticamente, ormai a tutte le ore, ma ancora di più il ragionamento vale per la fascia protetta, con messaggi che non incontrano affatto una larga condivisione.

L’aggravante, poi, in questo caso, è che all’ora di pranzo, in cui, il programma in questione viene trasmesso, possono esserci dei bambini soli, davanti alla tv, che finiscono per subire qualcosa di più grande di loro e, considerato che i piccoli non hanno strumenti critici per filtrare certi contenuti, tutto questo non può non configurarsi come una vera e propria violenza.

 

di Manuela Antonacci

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