23/01/2013

Quaranta anni di bugie.Così l’aborto è legale negli USA

I loro pseudonimi sono Jane Doe e Mary Roe, e sono le donne che hanno ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1973 (i casi Roe vs Wade E Doe vs Bolton), portando – con una storica sentenza – alla legalizzazione dell’aborto negli USA. Ma entrambe queste donne hanno una storia nascosta, di cui si trova poco accenno sui media, e che invece è stata ricostruita nei dettagli dal sito LifeSiteNews che qui riprendiamo. Perché nessuna delle due donne coinvolte in questa storia ha poi effettivamente abortito. Anzi, sono entrambe attiviste pro-life. Ed entrambe hanno provato a far riesaminare le sentenze che le hanno rese celebri. Invano. Una storia che vale la pena di ricostruire oggi, quando negli USA si celebrano i 40 anni della legalizzazione dell’aborto e nel frattempo in Italia un ciclo di conferenze ha riportato all’attualità il tema dell’aborto post-nascita.

L’anniversario della Roe vs Wade ha rinfocolato il dibattito sull’aborto negli Stati Uniti. I vescovi americani, in occasione dell’anniversario della sentenza, hanno promosso una novena di preghiera e penitenza negli Stati Uniti – cominciata il 19 gennaio – mente i   movimenti pro-life sono mobilitati per la Marcia per la vita che si terrà, a Washington, il 25 gennaio, dove sono  attese decine di migliaia di persone. Editoriali pro e contro la legalizzazione sull’aborto, dibattiti sui giornali, sondaggi e bilanci di questi quaranta anni di aborto legale targato USA. Così, nel mezzo di questo fiume di notizie, rischiava di passare inosservata la nota divulgata da Sandra Cano attraverso una agenzia stampa cristiana chiedendo che le sentenze dei processi Roe vs Wade e Doe vs Bolton siano sovvertite. Non sarebbe una notizia, se non fosse che Sandra Cano è Mary Doe. Ovvero, nient’altro che l’accusatrice del processo Doe vs Bolton, la meno conosciuta del due casi della Corte suprema che hanno aperto al diritto all’aborto negli USA.

Sandra Cano cominciò il suo iter processuale nel 1970: aveva 22 anni, e aspettava il suo quarto figlio, dopo aver perso la custodia di due dei suoi bambini e aver adottato il terzo. In Georgia – dove Sandra Cano viveva – l’aborto poteva essere praticato solo in circostanze estreme. Gli avvocati però ritennero che a Sandra Cano dovesse essere concesso il diritto di abortire. La Suprema Corte – in una decisione resa pubblica lo stesso giorno in cui fu pubblicata anche la Roe vs Wade – diede ragione agli avvocati. Così, mentre la meglio conosciuta legge Roe vs Wade buttò giù tutte le restrizioni statali sulla prevenzione dell’aborto, la Doe vs Bolton estese il diritto di abortire a tutti i nove mesi di gravidanza.

Ma da sempre, Cano ha sostenuto che l’intero fondamento della Doe vs Bolton era una bugia, che lei non aveva mai davvero voluto né richiesto un aborto e che era stata portata con l’imbroglio a firmare un affidavit sull’aborto al processo che aveva intentato solamente per definire il divorzio da suo marito e cercare di ottenere nuovamente la custodia degli altri bambini. La Cano racconta che lei in realtà ha lasciato la Georgia nel momento in cui sua madre e il suo avvocato hanno provato a forzarla ad avere un aborto.

Nel 2003, Sandro Cano ha lanciato un procedimento legale per cercare di sovvertire il caso che porta il suo nome. “Non ero niente più che un simbolo nella Doe vs Bolton, in cui la mia esperienza e le circostanze in cui le cose sono avvenute sono state presentate in maniera falsa”, ha scritto al tempo. Il suo tentativo di una nuova audizione del suo caso è fallito. E allora, tenace, ha cominciato a lavorare per ribaltare il giudizio in altro modo. Nel suo ultimo comunicato – divulgato la scorsa settimana – Cano ha reiterato la sua credenza di essere stata “fraudolentemente usata dal sistema della Corte per portare l’aborto in America”, descrivendo il suo caso come “un patto con la morte”.

Nel frattempo, durante l’ultima campagna elettorale un’altra donna è salita alla ribalta per le sue posizioni pro-life. Si chiama Norma McCorvey, e ha accusato il presidente Obama di “uccidere bambini” con il suo supporto all’aborto. Chi è Norma McCorvey? È Jane Roe. Proprio la Jane Roe del celebre processo Roe vs Wade.

Dopo che la sentenza Roe vs Wade fu pronunciata, McCorvey è stata per anni una abortista attivista. Ma nel 1990 si è “convertita” alla causa pro-life, dopo che ebbe modo di conoscere molti leader del gruppo pro-life Operation Rescue, la cui sede era stata trasferita accanto alla clinica abortista in cui lavorava. “Sono stata persuasa da avvocati femministi a mentire – ha dichiarato – a dire che ero stata stuprata, e che avevo bisogno di un aborto. Ma era tutta una bugia. E da allora oltre 50 milioni di bambini sono stati uccisi. Mi porterò questo peso nella tomba.

Anche McCorvey, nel 2003, ha chiesto di riaprire il suo caso, ma la sua petizione è stata respinta. E anche lei, come Sandra Cano, ha continuato la sua battaglia nel dibattito pubblico. La cosa più sensazionale è che nessuna delle due donne i cui processi hanno aperto le porte della legalità all’aborto negli Usa ha mai compiuto un aborto.

In fondo, si sa molto poco della vita delle due donne che hanno dato vita, quaranta anni fa, a due della cause più famose del mondo. E questo – sostiene LifeSiteNews – è “dovuto senza ombra di dubbio in parte al silenzio degli attivisti pro-aborto, e in parte a un mainstream dei media generalmente abortista e largamente liberale. La defezione delle due donne dal fronte abortista è un imbarazzo che va nascosto sotto il tappeto, specialmente a causa di come le donne descrivono il modo ingannevole con il quale gli attivisti pro-aborto le hanno portate alla causa”.

Entrambe le donne erano infatti giovani, senza educazione, povere: esattamente quello che serviva perché fossero sfruttate per un caso a livello nazionale. E infatti entrambe sostengono che i loro casi sono stati basati su bugie: nel caso di Norma, sulla bugia che fosse stata stuprata, e nel caso di Sandra, che aveva sempre voluto l’aborto come prima scelta. È così – attraverso due bugie – che l’aborto è entrato nel sistema legale degli Stati Uniti. Si calcola che 55 milioni di bambini non hanno visto la luce da allora. È tempo di ripensare tutto, come chiedono Jane Roe e Mary Doe?

di Andrea Gagliarducci

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