14/05/2025 di Salvatore Tropea

Quando la Vita vince. La storia di Tafida in un convegno alla Camera

Nel cuore del dibattito sul fine vita, tra speranza e “morte di Stato”, la vicenda piccola Tafida Raqeeb rappresenta una luce proprio di speranza e una lezione di umanità, ma soprattutto la prova che la vita vince. Sempre. Una storia che ieri, martedì 13 maggio, è stata al centro di un incontro presso la Camera dei Deputati - nella sala Matteotti - organizzata dalla Tafida Raqeeb Foundation e che ha visto la testimonianza della madre della piccola, la signora Shelina Begum, e di quanti si stanno tuttora occupando della bambina e al tempo si occuparono della sua causa legale. L’incontro ha inoltre ricevuto un messaggio scritto da parte del presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana e i saluti iniziali del senatore Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia.

La mamma di Tafida: «Questo viaggio ha un significato»

«Questo viaggio che stiamo compiendo con Tafida, e che Tafida stessa sta compiendo, ha un significato. La sua stessa vita ha un significato che non ci sarebbe mai stato se lei fosse stata uccisa dai medici inglesi», ha dichiarato Shelina Begum, la mamma di Tafida, in un commovente intervento in Sala Matteotti nel quale ha raccontato e condiviso la sua esperienza, sottolineando l'importanza di ogni vita, indipendentemente dalle condizioni di salute.

«La nostra battaglia, soprattutto oggi che Tafida è migliorata e continua a vivere, non è stata e non è solo per lei, ma per affermare che ogni vita ha valore e dignità. Se avessimo accettato la decisione iniziale, Tafida non sarebbe qui oggi a dimostrare che i medici inglesi si sbagliavano». Attualmente, infatti, Tafida continua a ricevere cure e terapie presso l'ospedale Gaslini. Una storia di una vita che continua, che prosegue - con dignità - e che, secondo Shelina «ci insegna che ogni esistenza ha un significato, anche nelle difficoltà. È nostro dovere proteggerla e sostenerla e Tafida è oggi per noi, ogni giorno, un dono che si ripete».

Pillon: «Serve alleanza per rimettere la Vita al centro»

Il già senatore e oggi presidente dell’Associazione San Tommaso Moro, Simone Pillon, ha lanciato un grido d’allarme sulla crescente deriva culturale e giuridica che minaccia la dignità della vita umana, specie per i più fragili. «Stiamo vivendo tempi alquanti difficili in cui la vita umana e particolarmente la vita dei bambini, dei malati, delle persone con disabilità, ma anche la vita degli anziani è messa sotto attacco», ha dichiarato l’ex senatore, denunciando sentenze occidentali che arrivano a definire la vita “futile” o “non degna di essere vissuta”. Per Pillon, è urgente «un’alleanza delle persone di buona volontà», al di là delle differenze politiche o religiose, per affermare che «la vita è la vita sempre, va difesa in ogni situazione». Ha puntato il dito contro le spinte legislative per legalizzare il suicidio assistito, sia in Gran Bretagna che in Italia, affermando: «Sembra che i paesi occidentali abbiano deciso di ridurre la spesa sanitaria semplicemente togliendo di mezzo le persone più deboli. Non è giusto, davanti a Dio e davanti agli uomini, spingere i fragili al suicidio, farli sentire un peso per la società» ha proseguito. E rispondendo a chi parla di libertà di scelta, ha replicato: «Quale libertà aveva Tafida quando un giudice rischiava di sentenziare sulla sua morte?». Secondo Pillon, infine, la vera libertà si dà solo se si garantiscono «cure, terapie, trattamenti anti-dolore». Solo allora, ha detto, «tutti sceglieranno la vita». Tra i relatori - oltre alla mamma di Tafida e all’ex senatore Simone Pillon, sono intervenuti anche Bruno Quintavalle, legale della famiglia Raqeeb, e in un videomessaggio il medico e presidente del Family Day Massimo Gandolfini.

La storia di Tafida

Tutto iniziò nel febbraio del 2019, quando Tafida, una bambina britannica di appena quattro anni, fu colpita da un’improvvisa emorragia cerebrale provocata da una malformazione vascolare. I medici del Royal London Hospital, dopo i primi tentativi di intervento, giunsero rapidamente a una drammatica - quanto disumana. - conclusione: secondo loro, Tafida non avrebbe mai potuto riprendersi e l’unica “soluzione” sarebbe stata l’interruzione del supporto vitale. I suoi genitori, Shelina Begum e Mohammed Raqeeb, non ne vollero sapere e rifiutarono qualsiasi proposta o tentativo di eutanasia o suicidio medicalmente assistito. Sì avviò così una battaglia mediatica che in pochi giorni divenne un caso internazionale, poiché la famiglia si scontrò con il sistema sanitario britannico, chiedendo che Tafida venisse trasferita all’estero, dove alcuni medici si erano dichiarati disponibili a continuare le cure. Tra questi l’Ospedale Gaslini di Genova. Dopo mesi di scontri giudiziari, il 3 ottobre 2019 l’Alta Corte del Regno Unito diede ragione alla famiglia Raqeeb, riconoscendo che i genitori avevano il diritto di cercare alternative terapeutiche. Tafida venne così trasportata all’Ospedale Gaslini di Genova, dove i medici italiani la sottoposero a un intenso programma di riabilitazione e, con il tempo, iniziarono ad arrivare i primi segnali di miglioramento. Dopo pochi mesi, fu in grado di respirare senza supporto, mostrà reazioni agli stimoli visivi e iniziò a trascorrere le giornate ascoltando voci e suoni familiari. La prognosi di morte certa si era trasformata in una lenta ma costante rinascita.

Oggi Tafida continua a vivere

Oggi Tafida è viva, ha festeggiato da poco il suo decimo compleanno in Italia e continua il suo percorso di cura. Respira da sola, è in grado di stare seduta e segue i suoi cartoni animati preferiti. La sua storia è diventata simbolo di quella cultura della vita che non deve cedere alla logica dell’abbandono e dell’eutanasia travestita da “compassione”.

La Tafida Raqeeb Foundation

Dal dolore e dalla lotta vissuta, i suoi genitori hanno fondato la Tafida Raqeeb Foundation, con sede a Londra, per offrire sostegno medico e legale alle famiglie che si trovano in analoghe o simili drammatiche situazioni. Si tratta, dunque, di una fondazione che si batte per il diritto dei genitori a decidere per il bene dei propri figli e promuove la creazione di un centro di riabilitazione pediatrica nel Regno Unito, affinché nessun altro bambino venga privato della possibilità di vivere solo perché ritenuto “incurabile”.

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