20/03/2016

Perversione sessuale, trasgressione e libertà

Su Repubblica del 6 marzo scorso Massimo Recalcati elogiava la perversione sessuale:

La perversione non è un comportamento sessuale deviato, visto che la trasgressione è comune a tutte le forme di erotismo. È piuttosto una sfida impossibile contro qualsiasi regola, qualsiasi precetto legato alla cultura, in nome di un concetto astratto di Natura. [...] Sfidare la Legge degli uomini mostrando la sua natura falsa e ipocrita, poiché la sola Legge che conta è quella del proprio godimento.

Prosegue scrivendo che è un luogo comune “avallato anche da una certa psicoanalisi considerare la perversione come una aberrazione del comportamento sessuale, come un vizio”, e spiega: “Per questo la pedofilia è una delle espressioni più forti e inquietanti della Pinocchio_perversione_Biffiperversione: godere dell’innocente significa ricuperare un godimento pieno, assoluto, non ancora contaminato dall’esistenza della Legge. Nessun tabù, compreso quello dell’incesto, deve ostacolare questo dispiegamento onnipotente e cinico del godimento.[...] Il vero crimine non è, infatti, quello del libertino, ma quello della Legge che osa imporre dei limiti al godimento; il vero crimine non è quello sadiano, ma quello dell’uomo falsamente morale che non rispetta le leggi della Natura”.

E’ ovvio che con questa logica si promuove non solo l’omosessualità e la pedofilia, ma qualsiasi altra parafilia si possa – appunto – concepire. Purché dia godimento, va bene tutto.

Così, per “legge di natura” si intende l’istinto animale che nell’uomo  porta a perversioni “raffinate”. Perversioni che gli animali non hanno perché non possono – appunto – immaginarle (senza la ragione, non c’è fantasia, né immaginazione): per loro c’è l’istinto alla riproduzione o alla sottomissione dell’avversario.

E forse il problema sta proprio qui.

In un saggio di diversi anni fa (nella foto qui sopra c’è la copertina), il compianto Giacomo Biffi, trovava nella storia di Pinocchio (al di là delle intenzioni di Collodi) una metafora teologica ed esistenziale degna di considerazione: l’uomo – Pinocchio è un burattino che nella vita è posto davanti ad una serie di scelte. Alcune lo elevano e lo portano a diventare un “bambino vero”, un essere umano che realizza il pieno splendore della sua dignità (= nobiltà); altre scelte lo portano a diventare un ciuco, un animale. Lo portano in basso, a degradarsi, a vivere come una bestia, un “bruto”.

De Sade & co. sono proprio  quelli come il Gatto e la Volpe, Lucignolo e  l’Omino di Burro. A noi “Pinocchi” sta la scelta. E la vera libertà sta nel farsi schiavi degli impulsi e degli istinti, o nell’essere padroni di sé, della propria vita, nel riappropriarsi del valore altissimo che c’è in ciascuno di noi?

Una volta uno disse: “Gli esseri umani sono comunque tutti animali”. E  un altro rispose: “Parla per te: tu sarai un animale, il sono molto di più. Io tendo all’Infinito“.

Francesca Romana Poleggi

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