06/04/2023 di Fabrizio Cannone

Per l’ennesima volta l’identità di genere in un libro del liceo

Chi stima la scienza è convinto che essa contribuisca in modo certo e insostituibile alla formazione culturale e perfino etica delle nuove generazioni. Per questo il suo insegnamento deve essere, accanto a quello delle discipline umanistiche (storia, filosofia, letteratura), alla base di ogni buona istruzione pubblica.

Ma per lo stesso motivo la scienza deve presentare i suoi metodi e le sue acquisizioni secondo le certezze derivate dalla ricerca empirica e non può avventurarsi in teorie o ipotesi fantasiose, solo perché giudicate (a torto) come “avanzate” o “progressiste”.

Come invece è contenuto in un manuale di biologia, dal titolo “Invito alla biologia.azzurro”, edito da Zanichelli, in uso nei licei italiani, con la scusa dell’Agenda 2030 (punto n. 10: Ridurre le disuguaglianze), si fa un excursus dal sapore ideologico-politico, che con la scienza sembra c’entrare ben poco. Anzi, si mettono in discussione le più certe ed universali acquisizioni scientifiche, come la duplicità assolutamente irriducibile dei due sessi biologici.

Secondo il testo, «Per la maggior parte degli esseri umani esiste una netta divisione tra i due sessi che è di natura non solo anatomica, ma anche fisiologica». E già questo suona falso: non c’entrano le maggioranze e le minoranze, ma i fatti biologici.

«Molte persone - continua il manuale di biologia - vivono, però, una realtà diversa, determinata da fattori che non sono ancora chiari dal punto di vista scientifico». Appunto. Anche perché le propensioni sessuali dei singoli con la scienza da apprendere ai nostri ragazzi hanno ben poco a che vedere.

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Il libro scientifico, quindi autorevole agli occhi dello studente, parla della “persona transgender” come uno che sente che «il suo aspetto fisico non corrisponde alla sua identità di genere». E perciò, «tende a vestirsi e a comportarsi come se appartenesse all’altro sesso». Già il concetto di “identità di genere” è tutto fuorché scientifico.

Ma poi gli stessi gender fluid più avanzati parlerebbero qui di sessismo implicito: che vorrebbe dire comportarsi come l’altro sesso? Ma cosa c’entra la biologia e l’osservazione in tutto ciò? E perché dire cose che come minimo possono essere fraintese da ragazzini neppure maggiorenni?

Alla fine del brano, accanto alla foto di due persone transgender, l’arduo quesito: «Omosessuali si nasce o si diventa? Dal punto di vista scientifico non esiste una risposta chiara e univoca a questa domanda». Appunto. Allora perché avventurarsi in queste disquisizioni?

Si vorrebbero, secondo le intenzioni del libro, «ridurre le disuguaglianze» descrivendo dei concetti – come appunto l’identità di genere staccata dalla biologia - senza che vi sia una spiegazione scientifica convincente? Oppure il volume vorrebbe normalizzare proprio la fluidità gender e l’identità di genere, negando però proprio il valore della biologia? In questo ultimo caso si tratterebbe di un vero cortocircuito, poiché proprio un libro di scienza va a scardinare le certezze – scientifiche e biologiche – sulla sessualità umana e la complementarità del maschile e del femminile.

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