19/08/2020 di Francesca Romana Poleggi

Per 4 volte i medici consigliano l’aborto, ma la bimba nasce sana.

La discriminazione letale contro i bambini potenzialmente disabili è atroce: se i medici rilevano una potenziale disabilità o anomalia genetica in utero, ai genitori viene consigliato sempre,  spesso con una certa insistenza, di porre fine alla vita del loro bambino con un aborto. 
Da un lato, il sistema giudiziario e normativo spinge i professionisti alla cd “medicina difensiva”: molti ginecologi consigliano l’aborto per evitare di essere chiamati a risarcire centinaia di migliaia di euro per “danno di nascita” (sic!). Dall’altro lato, la mentalità eugenetica nazista (che - ricordiamo - è molto più antica del nazismo; ha avuto origini, si è diffusa e continua a dilagare innanzitutto in ambiente anglosassone. Sir Francis Galton era un uomo dell’Ottocento, morto nel 1911…) si è ben sposata con il materialismo edonistico dei nostri giorni, per cui in troppi considerano certe vite “non degne di essere vissute”.
E perciò, tra i milioni di vittime innocenti dell’aborto c’è un’alta percentuale non solo di bambini disabili o comunque “imperfetti”, ma c’è pure un enorme numero di bambini sani vittime di diagnosi prenatali superficiali o errate
Dall'Inghilterra ci arriva l’ennesima riprova che le previsioni terribili dei medici a volte sono sbagliate.
The Scottish Sun ha raccontato che, alla dodicesima settimana di gravidanza, a Penelope era stata rilevata idropia fetale, un accumulo anormale di liquido attorno agli organi vitali del bambino. I medici hanno detto ai genitori che era una condizione incompatibile con la vita (ma non sapevano spiegare da cosa era stata determinata). A 16 settimane, incredibilmente l’idropia era scomparsa. Però è stato diagnosticato un igroma cistico.
Per ben quattro volte i medici hanno detto che era improbabile la sopravvivenza della bambina. E Kimberly, la mamma di Penelope, ha rilevato come tutte le volte l’aborto le fosse stato prospettato non come “una” possibilità, ma come l’ “unica” via percorribile: la donna viene indotta a credere di essere incinta di qualcosa di mostruoso e non di un bambino che ha / avrebbe ancor più bisogno di cure e di amore per affrontare la vita. Anzi, spesso è indotta a credere di essere  una madre “snaturata” ed egoista, se vuole far nascere a tutti i costi un bambino che avrà una vita breve e infelice.
Intanto, la gravidanza di Kimberely è proseguita e a maggio Penelope è nata, perfettamente sana: dopo un attento screening neonatale i dottori, increduli, sono rimasti senza parole. 
Di casi come questo di Penelope se ne contano sempre di più. Ma è anche vero che gran parte delle diagnosi si rivelano corrette: il bambino nasce disabile e vivrà una vita (lunga o breve, o brevissima) nella disabilità.
Una vita, quindi, “non degna di essere vissuta”? Ma chi può decidere della felicità altrui? A chi vogliamo dare il potere di dispensare vita o morte in base agli “attributi” di una persona? I disabili - nonostante le difficoltà, anche gravi - sono protagonisti di una vita intensa, capace di creare relazioni profonde , autentiche e arricchenti con quelli che li incontrano. I cd. normodotati non lo sanno (e non ci credono) perché in sostanza li temono. Hanno paura della diversità, della sofferenza, della difficoltà. Rifiutano l’idea che la felicità sia data da ciò che si è e non da ciò che si ha o si fa. 
 
Ogni vita merita una possibilità, l'opportunità di sperimentare l'amore.
 
Perché ogni vita è a immagine e somiglianza di un Dio che è salito sulla Croce, ma poi è uscito dal sepolcro, per insegnarci a vedere oltre il dolore, al di là dei problemi e ad affrontare le difficoltà. 
Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.