16/11/2022 di Luca Marcolivio

Pavia. Corso gender a scuola annullato, una vittoria del buon senso

I tentativi di indottrinamento gender provengono in massima parte dalla sinistra, tuttavia, nemmeno il centrodestra ne è immune. Emblematico è quanto accaduto recentemente a Pavia, dove dal progetto didattico Far bene per star bene (proposto dall’amministrazione del capoluogo e destinato ad estendersi agli altri comuni della Provincia) è stata stralciata la parte che avrebbe trattato di identità di genere e orientamento sessuale presso tutte le scuole di ordine e grado. L’assessore alle Pari Opportunità, Barbara Longo (Forza Italia) che stava preparando il progetto all’insaputa dei colleghi di maggioranza e di tutta la cittadinanza, è stata quindi costretta alle dimissioni. Una vicenda che, lo scorso mese, aveva suscitato una richiesta di spiegazioni al Comune di Pavia da parte di Pro Vita & Famiglia.

Nel piano didattico originario erano presenti tre componenti: quella sulle differenze etniche, quella sulla disabilità e quella, poi eliminata, a sfondo LGBT+. Quest’ultima sezione avrebbe coinvolto associazioni di stampo arcobaleno attive nel territorio pavese come Coming-Aut e avrebbe occupato il 75% del progetto complessivo. A confermarlo a Pro Vita & Famiglia è Marco Maggioni, deputato della Lega nella scorsa legislatura, che ha agito di concerto coi colleghi Paola Maria Chiesa (Fratelli d’Italia) e Gian Marco Centinaio (Lega, attuale vicepresidente del Senato), trovando la sponda nell’intero consiglio comunale pavese e del sindaco Fabrizio Fracassi. L’assessore Longo è stata quindi isolata e indotta a rimettere la delega alle Pari Opportunità, conservando però quella al Personale, Formazione e Sviluppo Risorse Umane, Servizi Civici e Cimiteriali.

«Questi laboratori si sarebbero dovuti tenere in tutte le scuole di ogni ordine e grado della Provincia, trattando temi legati all’identità di genere, attraverso fiabe, rielaborazioni, testimonianze», spiega Maggioni. «Ciò che ha fatto esplodere il caso è stata la mancata condivisione da parte dell’assessore con il sindaco, con il resto della giunta e con l’intera maggioranza consiliare. Portare un tema così delicato all’attenzione degli alunni delle elementari e delle medie è stato ciò che ha scatenato più obiezioni».

La sintonia di vedute tra giunta comunale, associazioni e famiglie e la ferma reazione dell’opinione pubblica ha fatto saltare il progetto che, venendo meno il patrocinio del Comune, non è potuto proseguire. «La posizione che abbiamo voluto tenere», prosegue l’ex parlamentare «è stata quella di sottolineare che, un conto è quando un individuo è maggiorenne, quindi libero di decidere sul proprio orientamento sessuale, altra cosa è imporre questi temi a bambini o ragazzi che ancora non hanno ancora la capacità di discernere su un argomento così complesso. Su questo, c’è stata una ferma reazione, che ha evitato che un progetto simile finisse nel silenzio generale delle scuole e delle famiglie di tutta la Provincia di Pavia. Credo che non ci siano precedenti per progetti di così vasta scala. In passato erano legati alle singole scuole, mentre qui avevamo addirittura un programma esteso a livello provinciale, quindi devo dire che il risultato è stato particolarmente importante».

Quanto avvenuto a Pavia è il segno di una sostanziale compattezza del centrodestra sui temi eticamente sensibili, che ha contraddistinto anche l’ultima campagna elettorale e che, nella passata legislatura, ha avuto come maggior risultato la bocciatura del ddl Zan. Quella dell’assessore Longo, pertanto, è stata una “fuga solitaria”, prontamente bloccata sul nascere dai suoi colleghi di maggioranza. Lo stesso sindaco Fracassi, preso atto della natura divisiva del progetto, vi ha posto il veto, sottolineando anche che esso «non aveva avuto grande adesione da parte delle scuole».

Pochi giorni dopo, la Longo ha rimesso la delega alle Pari Opportunità, nell’intenzione di «consentire all’Amministrazione comunale di continuare a veicolare una linea omogenea che metta a sintesi la pluralità di sensibilità che una materia così delicata riveste». Una mossa di buon senso, in cui la libera discussione è prevalsa sull’ideologia sterile, intransigente e dannosa: l’esatto contrario di quanto avviene nella maggior parte delle amministrazioni di centrosinistra dove, pur di portare a realizzazione i loro programmi LGBT+, i loro estensori sono disposti a negare anche l’evidenza.

  

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