10/11/2018

Parla Meluzzi: «Asia Bibi in Italia una salutare vitamina per l’intera società»

Nelle ultime ore si era diffusa la notizia secondo cui Asia Bibi sarebbe stata liberata e trasferita fuori dal Pakistan verso un luogo sicuro. Alcuni media avevano citato come fonte il suo avvocato, fuggito dal Paese nei giorni scorsi dopo aver subito pesanti minacce dai fondamentalisti. Poi però la notizia è stata parzialmente smentita dal governo pakistano. Asia è stata sì liberata, si trova effettivamente in un posto sicuro, ma non avrebbe lasciato il Pakistan, dopo che il governo ha siglato un accordo con il principale partito integralista su una possibile revisione della sentenza di assoluzione. Ma che significa questo? Che da parte dei pakistani c’è la volontà di proteggerla per far sì che possa tornare definitivamente libera, o piuttosto quella di tenerla in ostaggio? Ne abbiamo parlato con lo psichiatra, scrittore  e opinionista Alessandro Meluzzi.

Cosa pensa della vicenda di Asia Bibi? Sarà liberata o il rischio di essere uccisa è ancora molto alto?

«Credo che il suo caso rispecchi più di tanti altri le contraddizioni interne al Pakistan. Questo Paese è molto sensibile alle pressioni internazionali, tiene molto ad avere rapporti buoni con l’Occidente, ma nel contempo deve fare i conti con un integralismo islamico molto forte e radicato nella società. Deve quindi assecondare le richieste degli apparati internazionali occidentali tenendo a bada però i fondamentalisti e scendendo a patti con loro».

Asia Bibi insomma rischia di essere merce di scambio?

«Penso che con la sua vicenda si stia cercando di salvare capra e cavoli. Il governo ha bisogno di salvare una doppia faccia, quella interna venendo incontro alle richieste dei gruppi integralisti, e quella esterna proteggendo la donna da ogni pericolo. Quindi al momento penso che questa sia l’unica soluzione possibile per coniugare due esigenze di fatto opposte. Spero che Asia Bibi sia veramente in un luogo sicuro e che presto possa lasciare il Pakistan diretta verso un Paese ospitante. Vorrei che fosse l’Italia».

Anche il marito ha chiesto accoglienza all’Italia, che nei giorni scorsi in verità non ha fatto una bella figura, con il suo avvocato che ha denunciato di essere stato trattato a Roma peggio di un terrorista. Non è che anche in Italia c’è il timore di possibili ritorsioni da parte dei fondamentalisti islamici?

«L’Italia è un Paese tradizionalmente cristiano e ritengo sia il più indicato ad accogliere Asia Bibi. Farlo significherebbe con i fatti aderire a una concezione di civiltà, di tolleranza e di rigetto di qualsiasi forma di integralismo radicale. Dimostreremmo di essere a tutti gli effetti la culla dello Stato di diritto e si tratterebbe di una salutare vitamina per l’intera società italiana».

Perché?

«Perché abbiamo accolto in nome del politicamente corretto frotte di immigrati senza preoccuparci troppo di chi fossero, da dove venissero e i motivi per i quali scappavano dai loro Paesi. Asia Bibi purtroppo rischia di passare per una vittima politicamente scorretta perché cristiana, perché fugge dal fondamentalismo islamico e perché non allineata al pensiero unico dominante di una società globalizzata. Ha visto forse qualche esponente di qualche movimento femminista prendere posizione in suo favore? Mai per una donna coraggiosa pronta a morire per la sua fede cristiana, una fede che tanti nel mondo vedono come un baluardo all’avanzata di una cultura mondialista, individualista e priva di qualunque valore di ordine etico».

Accogliere Asia Bibi secondo molti potrebbe esporre l’Italia al rischio di attentati terroristici. Come risponde?

«Non credo comporterebbe questo rischio e comunque non possiamo farci condizionare dalla paura. Se si dovessero manifestare reazioni da parte di gruppi integralisti presenti nel nostro Paese sarebbe l’occasione buona per individuare queste persone ed espellerle una volta per tutte dall’Italia».

Americo Mascarucci

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