14/12/2019

Omovies, il festival gender che sfida la Meloni

In questo periodo natalizio non poteva mancare l’omaggio LGBT ovvero Omovies, il Festival internazionale di cinema omosessuale, transgender e questioning promosso dall’associazione i Ken ONLUS, creato da Carlo Cremona e Marco Taglialatela che, da qualche anno, si svolge a Napoli.

Simile a molti altri eventi come il gender film festival che si tiene in Puglia da 7 anni, l’Omovies Film Festival, però, quest’anno lancia «una sfida alla Meloni» utilizzando la foto di una drag queen con lo slogan “Io sono Giorgia!” come campagna di promozione. La provocazione si intuisce da sé e fa riferimento anche al tormentone tratto dal discorso della Meloni, sul palco della manifestazione avvenuta in Piazza San Giovanni a Roma a metà ottobre. Eppure nonostante tutto, gli organizzatori hanno pure replicato vestendo i panni della parte lesa: «È una “dedica” a coloro che l’anno scorso hanno imbrattato i nostri manifesti che ritraevano un bacio tra gli attori Francesco Paolantoni e Patrizio Rispo, presa dal film “Luigi e Vincenzo”, con la scritta “Ospedali al collasso ma De Luca finanzia i gay».

Mentre, riguardo il riferimento alla leader di Fratelli d’Italia accostata all’immagine di una drag queen, ci si è difesi con quella che appare bene come una vera e propria foglia di fico: «La nostra», ha detto il direttore artistico Cremona, «è una scelta squisitamente cinematografica, l’attore sul manifesto è Gianni Dettori che nel film “Il Rosa Nudo” di Giovanni Coda, già vincitore dell’Omovies Film Festival, personifica la Repubblica di Weimar. Si tratta di una foto di Claudio Piludu che ci è stata concessa gratuitamente. Il messaggio che vogliamo lanciare è che al mondo esistono tante Giorgia, e la fierezza dello sguardo di questa Giorgia ci colpiva profondamente. Il nostro festival, che promuove gli audiovisivi in Campania, rappresenta vari universi, e utilizzare un trasformista nel manifesto è una provocazione per muovere il pensiero delle persone - continua - ovvero dicendo loro che non bisogna fermarsi alle apparenze, che non esiste solo la binarietà maschio-maschile, femmina-femminile, ma esiste anche altro e si chiama umanità».

Eppure scorrendo alcune delle ben 93 proiezioni balza agli occhi un filo rosso che lega le varie trame: l’argomento della non discriminazione è il solito cavallo di Troia, la solita scusa per presentare una concezione della sessualità non semplicemente disinibita ma licenziosa e spregiudicata che ammette qualunque forma e tipo di rapporto senza porsi nemmeno il problema dell’esistenza di regole morali e relazionali (per esempio  la fedeltà, grande assente di queste storie pruriginose).

Peraltro apprendiamo, dal sito su cui è sponsorizzato l’evento che per il terzo anno consecutivo l’associazione iKen si è aggiudicata cofinanziamento della legge Cinema della Regione Campania.

 

di Manuela Antonacci

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