06/11/2019

Omotransfobia: nuova campagna online per l’emergenza che non c’è

Testimonianze personali a sostegno del progetto di legge contro l’omotransfobia. È questo lo scopo che si prefigge il sito www.dilloagiulia.it, lanciato in questi giorni, per iniziativa del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Brescia, parallelamente alle campagne #nientedistrano e #donotcover, facenti parte del progetto europeo Call It Hate: Rasing Awareness of Anti-LGBT Hate Crime (www.lgbthatecrime.eu). Il metodo è quello di sempre: far parlare con insistenza della discriminazione e delle violenze di cui sarebbero vittime le persone lgbt e sensibilizzare riguardo all’emergenza sociale che li riguarderebbe. Tra i partner figurano l’Arcigay, la Rete Lenford, Brescia Pride e Omphalos LGBT.

Sulla homepage è riportato il dato dell’OSCE (2017) delle 63 denunce ufficiali di violenza omofoba, affiancato dalle 196 testimonianze raccolte nella sola prima giornata della campagna. Una sproporzione impressionante che lascerebbe pensare ad un dramma silenzioso e nascosto che molte vittime farebbero ancora fatica a portare allo scoperto, nonostante le campagne arcobaleno a tamburo battente degli ultimi anni.

Attraverso la homepage è possibile postare in modo semplice e diretto le proprie testimonianze. Basta tuttavia scorrere la prima dozzina di post, per accorgersi della fallacità degli argomenti: quasi nessuno degli episodi mostrati, riferiscono, ad esempio, di violenze fisiche o, quantomeno, da denuncia penale: soltanto uno parla genericamente di «messaggi intimidatori e pieni d’odio». Nella maggior parte dei casi, si tratta di episodi di scherno, emarginazione o violenza verbale: tutti atteggiamenti che, per quanto discutibili possano essere, ben lungi dal sollecitare la necessità di una legge anti-omotranfobia, potrebbero essere contrastati semplicemente con il buon senso e l’educazione, dal momento in cui, la maggior parte di essi si sarebbero verificati in ambiente scolastico e avrebbero avuto come protagonisti degli studenti adolescenti.

Il sito riporta poi alcune statistiche: circa 4 persone su 5 riterrebbero che «le persone lgbt dovrebbero essere libere di vivere la propria vita come desiderano», mentre 5 su 10 «si sentono a proprio agio ad avere una persona lgbt come vicino di casa», sebbene «questo numero diminuisce a 4 su 10 se il vicino è transgender». Di seguito, i dati apparentemente più significativi ai fini di una legge contro l’omofobia: «Circa 7 persone su 10 sono a favore di pene più severe per i crimini d’odio e non»; «circa 5 persone su 10 credono che la violenza contro le persone lgbt sia un grave problema in Italia». Ecco dunque la conclusione: «UNA LEGGE CONTRO L’OMOTRANSFOBIA È SINTOMO DI CIVILTÀ».

La campagna online riporta infine una serie di consigli e suggerimenti, nel caso in cui si cada vittime di aggressioni fisiche a sfondo omofobo: dal chiamare la polizia alla richiesta di assistenza medica, fino al prendere nota dei «dettagli» e dei «dati rilevanti».

In conclusione, l’iniziativa lgbt del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Brescia solleva una serie di dubbi: per quale motivo sarebbero così tanti a testimoniare online nell’anonimato e così pochi a denunciare penalmente? Esiste davvero nel nostro Paese un’emergenza omotransfobia? Un sito di testimonianze anonime è davvero sufficiente a giustificare una legge che rischia di avere risvolti fortemente liberticidi?

 

di Luca Marcolivio

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