12/08/2016

Omosessuali: Courage International per la verità

Di persone omosessuali si parla, e molto. Ma quasi sempre secondo un’impostazione che poco fa onore alla verità.

Per esempio, nei giorni in cui ha tenuto banco il cosiddetto coming-out di mons. Charamsa – con relativa conferenza stampa, annuncio del libro-rivelazione e presentazione ai media del proprio “compagno” – un’altra notizia, di segno opposto, è passata inosservata al circuito mediatico.

Di tendenze omosessuali si è infatti parlato durante una conferenza alla Pontificia Università San Tommaso D’Aquino (“Angelicum”) di Roma, il 2 ottobre 2015, dal titolo Living the Truth in Love (Vivere la Verità nell’Amore) organizzata da Courage International, l’associazione americana che aiuta le persone con tendenze omosessuali a riappropriarsi della libertà interiore attraverso l’esperienza di una vita casta seguendo gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Di grande impatto la testimonianza, davanti a circa 200 partecipanti, di quattro relatori d’eccezione, ex omosessuali, che hanno raccontato il loro percorso “di liberazione” da uno stile di vita “disordinato”, definendolo come un’esperienza personale di disgregazione interiore, approdando a una vita casta e felice. Andrew, Paul, David e Rilene, i loro nomi, protagonisti di un filmato che racconta le loro storie, Desire of the Everlasting hills (Desiderio delle colline eterne, visibile qui) .

Storie apparentemente diverse ma unite da un passato di omosessualità attiva sfociata in crisi esistenziali. In cerca di una risposta liberante e liberatrice, nel bel mezzo della loro vita si sono fermati a interrogarsi.

L’incontro con Courage International è stata la scintilla di una rinascita morale e spirituale che emerge chiaramente dai loro gesti, sguardi e sorrisi, prima ancora che dalle loro parole. Tra i prelati presenti – oltre al card. Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Militare ordine di Malta – i relatori cardinali Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, e George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia, insieme a mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia. Introdotti da Padre Paul Check, direttore di Courage.

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Il gender è una «ideologia, espressione radicale della non differenza» tra uomo e donna, ha ammonito Sarah, un’ideologia che vuole convincerci che «l’anatomia non è in alcun modo determinante nell’identità umana».

«Questa dissociazione tra sesso e ruolo sociale – ha proseguito il cardinale – si ripercuote nelle rivendicazioni di persone con tendenze omosessuali e lesbiche e in alcuni Paesi il carat- tere ‘normale’ di questi orientamenti è fatto oggetto di un riconoscimento esplicito nell’ordinamento giuridico, come anche l’omogenitorialità».

Noi «non condanniamo le persone che hanno queste tendenze (omosessuali, ndr) – ha precisato Sarah – ma San Paolo è stato molto chiaro. Vanno accompagnate senza dare l’impressione che questa tendenza realizza pienamente l’uomo e la donna». Sarah ha anche spronato i presenti a “parlare chiaro” perché «un linguaggio confuso, danneggia, non aiuta. Senza offendere né giudicare dobbiamo sempre dare testimonianza della nostra fede. Dobbiamo amare, imparando da Dio l’amore».

Dello stesso avviso mons. Melina che ha spiegato come «lo stesso corpo è fatto per il dono di sé». «La connotazione sessuale», infatti, «non è un mero accessorio della persona ma un carattere decisivo della sua identità. Il corpo è il luogo dell’incontro con gli altri, dove si sperimenta anche la fragilità e la solitudine». «La differenza sessuale non è solo una ‘diversità’, ma rappresenta una chiamata alla comunione tra le persone. È un elemento fondamentale della grammatica dell’amore; esprime le sue caratteristiche fondamentali cioè l’apertura all’altro e la capacità generativa».

Per questo, ha ammonito Melina, «bisogna distinguere tra la sessualità come modo di essere che appartiene all’identità delle persone e l’orientamento che può essere un elemento disordinato. Questo vuol dire che si può sempre vivere la sessualità come modo di essere radicale e correggere la tendenza che non appartiene in modo profondo all’uomo».

Timothy Lock, psicologo, ha ribadito che «gli individui non nascono gay. Non ci sono dati scientifici significativi che lo dimostrano. Non esiste un ‘gene gay’ per il solo fatto che nessuno è riuscito a trovarlo». Anzi, «chi diceva di averlo trovato, ha dovuto ritrattare».

Eppure, «la comunità LGBT ha condotto una battaglia lunga anni affermando l’ideologia transgender», ha affermato lo psichiatra Paul McHugh. «Siamo arrivati al punto che ciò che un tempo era minoritario e raro ora è molto cresciuto. Ora sono molte le persone spinte a cambiare sesso, convinte che ci sia qualcosa di sbagliato in loro».

Ciò che è interessante, fa notare McHugh, è che se queste persone sono «lasciate a se stesse, ossia non assecondate, circa l’80-90% di esse abbandonano queste preoccupazioni psicologiche e ritrovano la propria via naturalmente». Quello che dobbiamo capire, ha affermato il professore, «è che si tratta di un disturbo psichiatrico e dobbiamo cercare di curarlo per quello che è senza assecondare e soddisfare il desiderio del paziente come se ci fosse davvero un problema fisico». Anche perché «non si diventerà mai uomo o donna con un’operazione chirurgica. Si diventerà, semmai, un uomo o una donna contraffatti».

Daniele Sebastianelli

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Fonte: Notizie ProVita, dicembre 2015, pp. 25-26

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