21/01/2016

Omofobia – Roberto Mancini nuovo paladino Lgbt

La questione omofobia ha raggiunto picchi di comicità unici.

Parliamo dello scontro tra l’allenatore dell’Inter Roberto Mancini e quello del Napoli Maurizio Sarri.

Tralasciando le motivazioni spicciole della contesa, il bello è che è venuto fuori un polverone perché Sarri, infuriato, ha dato del “frocio” e “finocchio” a Mancini. In un primo momento, tutto è rimasto sul campo da calcio. Comprese le scuse di Sarri.

Ma il buon Mancini ha pensato bene di non lasciar correre e di spifferare tutto alla stampa, montando così un caso.

A gongolare è il mondo Lgbt, che può nuovamente denunciare l’omofobia becera presente nel mondo del calcio e nella società, gridare ai quattro venti la discriminazione di cui soffrono gli omosessuali in Italia e chiedere a gran voce un deciso intervento del Parlamento per porre fine a tali terribili minacce.

Ora Sarri verrà punito. Inizialmente si paventavano addirittura 4 mesi di squalifica, ma stando alla Gazzetta dello sport, se la dovrebbe cavare solo con una o due giornate fuori dal campo da calcio. La giustizia sportiva, infatti, non dovrebbe considerare l’episodio come una vera e propria discriminazione omofoba, ma solo come una generica offesa. Il motivo? Roberto Mancini è notoriamente eterosessuale e dunque nelle parole di Sarri non c’era nessun intento “razzista” e discriminatorio, ma solo offensivo. Uno spettacolo degno delle migliori commedie all’italiana.

Certo, Sarri è stato volgare e ha sbagliato. Si sa che nel calcio questo succede. Si bestemmia, ci si picchia, ci si insulta per il colore della pelle, e chi più ne ha più ne metta. Però l’allenatore del Napoli ha pronunciato l’impronunciabile, l’unica parola che non si deve mai dire nell’odierna società civile. E per questo subirà un linciaggio degno del suo peccato. C’è già chi gli ha consigliato di scendere in piazza, sabato, con le “Famiglie” Arcobaleno a favore del ddl Cirinnà. Pentimento, rieducazione, lavaggio del cervello, espiazione: questo il percorso imposto dalla Gaystapo a chi prova, anche solo minimamente e per sbaglio, a scalfire l’ortodossia omosessualista. Peccato che, nonostante tutta la propaganda totalitaria, nessuna ideologia riuscirà mai a cambiare la natura umana. E certe battute, certi insulti, non si potranno mai vietare per legge. La lobby Lgbt deve rassegnarsi.

E Mancini? Forse diventerà presto una nuova icona gay, il paladino dei diritti Lgbt, il testimonial delle nozze omosessuali.

Eppure, come ricordano gli esperti di calcio, quando il suo amico Mihailovic disse a Vieira: “Negro di merda, scimmia bastarda”, lo stesso Mancini così commentò: «Sinisa e Vieira sono due ragazzi intelligenti, credo che possano superare le tensioni e finirla. Nel corso di una partita l’agonismo esasperato può portare a momenti di tensione e di grande nervosismo. Credo che anche qualche insulto ci possa stare. L’importante è che tutto finisca lì». Il razzismo ormai è roba antiquata.

Ora conviene molto di più sfruttare l’onda arcobaleno. E Mancini l’ha ben capito.

Redazione

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