Ricordate quello che è successo qualche settimana fa? Il Parlamento Europeo ha deciso che la nostra voce non deve essere ascoltata. La Commissione LIBE, quella che dovrebbe occuparsi di diritti fondamentali, giustizia e libertà, ha organizzato un’audizione ufficiale, ma quando il gruppo di Fratelli d’Italia ha proposto il nome del nostro portavoce Jacopo Coghe - insieme a quello di Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo, e Paola Ferazzoli, presidente dell’associazione Giornaliste Italiane - ci hanno escluso. Tutti e tre.
Perché rappresentiamo idee non allineate. È una contraddizione enorme: proprio chi si presenta come difensore del pluralismo e dei diritti… esclude chi considera “scomodo”. Ancora più assurdo, se pensiamo che Pro Vita & Famiglia è ufficialmente iscritta, dal 2024, al Registro di Trasparenza dell’Unione Europea.
Eppure, mentre hanno dato spazio a esponenti vicini al mondo LGBTQIA+ e alle lobby progressiste, noi siamo stati completamente silenziati.È stata una censura spudorata. Una situazione che fa pensare ad altre - tante, troppe - censure di cui siamo stati e continuiamo ad essere vittime. Come accaduto con la nostra campagna-video di Baby Olivia, un’animazione scientifica che mostra - passo dopo passo - lo straordinario sviluppo di una bambina nel grembo materno, dalla fecondazione alla nascita.
Un video semplice e scientifico, che proiettiamo su maxi-schermi nelle piazze italiane, per mostrare la verità: la vita è vita fin dal primo istante. Ma proprio per questo, quel video è diventato scomodo ed ecco dunque che la piccola Baby Olivia sta subendo in Italia una censura ancora peggiore di quella che ho subìto Coghe a Bruxelles!
Ogni volta che Pro Vita & Famiglia onlus chiede di proiettare il video di Baby Olivia in uno spazio pubblico trova davanti ostacoli, richieste assurde, silenzi istituzionali. A Modena, tanto per fare un esempio, l’amministrazione comunale ha negato l’autorizzazione a proiettare il video in piazza. Secondo loro, la proiezione avrebbe avuto un «forte impatto emotivo» e sarebbe stata «inopportuna».
A Torino è andata anche peggio: secondo il Comune, far vedere lo sviluppo di una bimba nel grembo materno avrebbe «finalità pseudo-scientifiche in contrasto con il principio di autodeterminazione delle donne». La realtà della vita nascente è potente nella sua semplicità. Ed è per questo che cercano in tutti i modi di tenerla nascosta.
Nonostante queste censure dobbiamo tornare dove ci hanno detto di no e mostrare comunque la verità anche in altre città, ma è facilmente intuibile come, purtroppo, ogni ostacolo ha un costo, ecco perché soltanto con l’aiuto di chi ci legge - e decide di sostenerci - possiamo resistere alla censura e raggiungere ancora più persone.
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A proposito di Baby Olivia, il prossimo venerdì 11 luglio saremo a Pescara, con il maxi schermo, con il nostro team, con la verità di Baby Olivia. Saremo lì per guardare le persone negli occhi. Per fermarle, parlare con loro, rispondere alle domande, accendere una scintilla di consapevolezza. Perché ogni volta che Baby Olivia viene mostrata, accade qualcosa. Una mamma si commuove. Un papà cambia idea. Un giovane si ferma a riflettere: l’anno scorso abbiamo toccato i cuori delle persone a Roma, Bologna, Ancona, Lucca, dovunque siamo riusciti a portare la storia di Baby Olivia, ma tutto questo - oggi più che mai - è a rischio.
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