13/06/2025 di Giuliano Guzzo

L’ennesima prova di quanto sia ideologizzata l’UE: 1 miliardo di euro alla stampa progressista

Un miliardo di euro. È questa la cifra impressionante che l’Unione Europea ha devoluto negli ultimi dieci anni a favore di organi di stampa, giornali e media in larga parte progressisti. Non è un’iperbole né una polemica ideologica: lo dicono i numeri, messi in fila da inchieste giornalistiche apparse anche sui giornali e gli organi di informazione italiani secondo cui solo tra il 2014 e il 2024 sono stati erogati oltre 900 milioni di euro ai media europei, cui si aggiungono altri 132 milioni per il solo biennio 2021-2023 - elargiti, tra l’altro, anche alle testate italiane. Peraltro, non tutte le testate ma solamente alcune.

Le testate beneficiarie

Quali testate? Al primo posto, tra i beneficiari di cotanti generosi finanziamenti europei c’è l’agenzia di stampa Ansa - con ben 5,6 milioni di euro ricevuti -, dopo viene “Mamma” Rai con 2 milioni, poi Il Sole 24 Ore (1,5 milioni), il Gruppo GEDI (190.000 euro), Chora Media, Internazionale e Domani, con cifre che oscillano tra i 100.000 e i 180.000 euro. Gruppo GEDI, Internazionale e Domani sono tre nomi che, da soli, rivelano molto dello sbilanciamento ideologico del fiume di danaro pubblico gestito da Bruxelles che, invece di garantire un’informazione equidistante, ha alimentato una comunicazione di parte, pienamente allineata con le politiche abortiste, Lgbt e non certo pro family della Commissione von der Leyen.

Perché non è una bella notizia

Questa, evidentemente, non rappresenta una buona notizia per nessun cittadino europeo che creda in un’Unione Europea imparziale e democratica, ma è una notizia ancora peggiore per chi – come Pro Vita e Famiglia – si batte da anni per la vita nascente, la libertà educativa e la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Perché un conto è confrontarsi apertamente – e lealmente - in ambito culturale e politico; ben altro, viceversa, è trovarsi ogni giorno di fronte a un sistema informativo sostenuto e premiato con fondi pubblici, che svolge di fatto una funzione di propaganda travestita da giornalismo indipendente.

E la libertà di pensiero?

Diventa quindi a questo punto inevitabile chiedersi: è ancora possibile parlare di pluralismo, quando un intero apparato istituzionale alimenta sistematicamente solo un lato del dibattito pubblico? È dunque ancora legittimo fingere che esista una vera libertà d’espressione in Europa, quando voci dissidenti come la nostra vengono ridicolizzate o ignorate, e quando le stesse istituzioni europee premiano economicamente solo chi ne sposa le ideologie? Una risposta, non rincuorante ma inoppugnabile, arriva anche da quanto avvenuto in Commissione Libe (Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni), dove – come riportato su queste colonne – il portavoce di Pro Vita e Famiglia, Jacopo Coghe, è stato censurato e dunque estromesso da un’audizione ufficiale cui non ha potuto prendere parte. Un fatto gravissimo, che subito ha suscitato indignazione, ma che oggi trova una spiegazione più chiara: ben lungi dall’essere neutri, i vertici dell’UE non solo promuovono leggi e risoluzioni contro la vita e la famiglia, ma difendono il proprio impianto ideologico anche finanziando quei media che ne diventano amplificatori acritici.

A discapito dei pro life

Altro dunque che battaglie «contro le fake news»: qui si premiano le «news giuste», purché aderenti alla narrazione dominante. In definitiva, ecco che allora Pro Vita e Famiglia – così come il popolo pro life più largamente inteso - ora non è chiamata solo a combattere le politiche abortiste, gli indottrinamenti arcobaleno nelle scuole e l’ideologia gender promossa a livello europeo. L’impegno per i valori non negoziabili deve fronteggiare anche un altro fronte, forse meno visibile ma altrettanto influente: quello dell’informazione parziale, addomesticata dai fondi comunitari, che disegna un mondo in cui ogni voce diversa viene silenziata, ridicolizzata o semplicemente ignorata. Un’informazione che ha scelto da che parte stare, e non è dalla parte della vita e della famiglia. Ed è proprio per questo che il popolo pro life deve continuare a farsi sentire. Sapendo, ora più che mai, di remare controcorrente.

 

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