09/06/2016

Omofobia in Italia? Per l’ILGA non c’è, ma il MIUR ci spende

Continua la “preoccupazione” delle menti “illuminate” e “politicamente corrette” per la lotta all’omofobia.

Il MIUR è bravissimo a garantire e a promettere mari e monti quando viene interpellato dalla gente, dalle famiglie, da chi spera che la scuola sia un luogo di formazione della coscienza critica dei discenti e non un luogo di indottrinamento e di lavaggio del cervello per le nuove generazioni.

Ma poi il MIUR crea Il Portale delle Pari Opportunità “Noi siamo pari”, con i soldi nostri, ovviamente, e con la collaborazione di associazioni perfettamente schierate nell’area più estremista del femminismo, e con la Rete RE.A.DY,  “Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”. “L’obiettivo di RE.A.DY è quello di mettere in sinergia l’azione delle Pubbliche Amministrazioni per promuovere sul piano locale politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone lgbt, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi...  Promuove presso le Pubbliche Amministrazioni un’attenzione permanente all’emersione dei bisogni della popolazione lgbt e opera affinché questi siano presi in considerazione anche nella pianificazione strategica degli Enti; diffonde i propri obiettivi e le esperienze realizzate nel territorio nazionale attraverso idonee campagne di comunicazione sociale; promuove nuove adesioni alla Rete e la realizzazione di azioni positive.” (non lo diciamo noi, lo dice Wikipink, l’enciclopedia LGBT sviluppata da cultura gay.it. Vorremmo proprio che qualcuno provi a sostenere che questo intento non è fare propaganda ideologica).

Non ci stancheremo di ripetere che se per omofobia si intendesse la violenza e la ingiusta discriminazione delle persone LGBT, in quanto persone con la stessa dignità di tutti gli esseri umani, saremmo i primi a lottare contro l’omofobia.

Invece, è ormai assodato che per omofobia si intende qualsiasi tentativo di ragionare con la propria testa su ciò che è vero e ciò che è falso, su ciò che è naturale e ciò che è deviato. E’ omofobo chi crede che i rapporti sessuali anali o altrimenti “fantasiosi” non siano dignitosi per le persone (saranno molto divertenti? Può darsi. Ma non sono naturali); è omofobo chi crede che il matrimonio e la famiglia siano  basati esclusivamente su un’unione tra un maschio e una femmina; è omofobo chi crede che i bambini abbiano diritto a una mamma e un papà; è omofobo chi crede che gli esseri umani hanno un’identità sessuata, XX oppure XY, che non può cambiare neanche con 100 operazioni di chirurgia plastica (e chi la volesse cambiare – per il suo bene – curasse la disforia di genere e gli altri disturbi cui normalmente è connessa, prima di andare a mutilarsi e ad arricchire case farmaceutiche e cliniche saprofite).

E il nostro MIUR è (economicamente) e dichiaratamente impegnato nella lotta contro l’omofobia. Si celebra la giornata il 17 maggio, in tutte le scuole italiane. Si finanziano portali e associazioni come quelli sopra indicati.

Ma alla base di tutto c’è un vulnus insuperabile: la lotta contro l’omofobia, che potrebbe avere un senso in Arabia o nei Paesi dove gli omosessuali vengono perseguiti penalmente, in Italia non serve, perché l’Italia non è un Paese omofobo.

Lo diciamo da tempo, perché lo dicono i dati ufficiali , anche quelli dell’OCSE e dell’UNAR. Lo dicono i fatti, come il successo nella carriera di artisti, intellettuali e politici dichiaratamente LGBT.

Ma – attenzione, attenzione – lo dice pure l’ILGA (International lesbian, gay, bisexual, trans and intersex associationnella sua  “Global Attitudes Survey on LGBTI”, indagine condotta in oltre cinquanta Stati, con quasi 100 mila intervistati.

Luca Volonté, su Il Sussidiario, riassume: «1. non esiste una relazione certa e diretta tra l’introduzione delle unioni, nozze o matrimoni omosex, le adozioni gay e l’eliminazione di atteggiamenti “omofobi”, l’Italia ne è una dimostrazione eclatante; 2. la cultura cattolica di un Paese non ha nulla a che vedere con l'”omofobia”, Italia e Irlanda sono i paesi meno omofobi d’Europa; 3. l’Italia non ha bisogno di nessuna legge contro l’omofobia perché non è affatto “omofoba” come si vuole far apparire. (...) In Italia i crimini ispirati da odio sono verso i credenti e verso le minoranze etniche, non verso gli omosessuali».

Se ritenete di dover approfondire qui c’è il testo integrale della ricerca dell’ILGA.

Siamo sempre più convinti che i paladini dell’ideologia LGBT, coloro che mettono tra le priorità i cosiddetti “diritti civili”, il matrimonio gay e compagnia bella, siano in buona parte strumentalizzati, usati, sfruttati dai “poteri forti” della finanza internazionale che governa il mondo, e dai politicanti da quattro soldi  che governano l’Italia, che usano la lotta all’omofobia e i “nuovi ‘diritti’ umani” come arma di “distrazione” di massa.

Redazione


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