10/04/2021 di Filippo Savarese

“Omofobia” a Reggio Emilia: bufera sul Consigliere leghista. Ma è l’ennesima fake news!

La sinistra impacchetta l’ennesima fake news strumentale per fomentare l’impressione puramente mediatica di una fantomatica ‘emergenza omofobia’ in Italia e agevolare l’approvazione del liberticida Ddl Zan.

L’ultima ‘caccia all’omofobo’ ha investito il Consigliere comunale leghista di Reggio Emilia Alessandro Rinaldi, reo di aver invocato parità tra eterosessuali e omosessuali. Sì, avete letto bene: la sua colpa “omofoba” è quella di aver rivendicato l’uguaglianza tra persone eterosessuali e persone omosessuali o transessuali.

Il Comune di Reggio Emilia sta infatti discutendo una mozione presentata dal Partito Democratico per agevolare il cosiddetto “turismo LGBT”, ovvero il turismo di persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Appare bizzarro che la sinistra voglia privilegiare il turismo arcobaleno mentre l’intero comparto turistico è messo in ginocchio dalla pandemia con danni per miliardi di euro, ma è ormai noto che quella LGBT è una lobby potente, per cui conviene sempre avere un occhio di particolare benevolenza politica.

In ogni caso, il Consigliere Rinaldi non ci sta. Legittimamente, contesta la natura discriminatoria della mozione pro-turismo LGBT, che, in quanto tale, discrimina i turisti eterosessuali. E spiega: se le persone omosessuali dicono di battersi per la sacrosanta parità sociale, si comportino esse stesse per prime come “persone normali”, cioè senza pretendere trattamenti speciali e differenziati in ragione del loro orientamento sessuale. Un ragionamento paritario che non fa una piega, fondato sul principio di uguaglianza sostanziale tra le persone.

E invece, la sinistra insorge. La Repubblica strilla: “La frase omofoba del consigliere leghista: i gay si comportino da persone normali”. Il titolo è tendenzioso e suggerisce al lettore l’idea che Rinaldi abbia invitato i gay a “essere normali” in un qualche modo che riguarderebbe il censurare o modificare il loro orientamento sessuale. Niente di tutto ciò. I reali elementi della vicenda, come visto, smentiscono questa clamorosa bufala.

Dove sarebbe l’omofobia nel chiedere alle associazioni LGBT di comportarsi in modo normale, cioè senza invocare l’orientamento sessuale come elemento di privilegio sociale e politico? Non si può chiedere alle persone omosessuali di rispettare 'normalmente' una fila? Di parcheggiare 'normalmente' dentro le strisce? Di pagare 'normalmente' le tasse? Non si può chiedere a una persona omosessuale di non pretendere agevolazioni turistiche privilegiate solo perché è omosessuale? È omofobia persino questo? Pare di sì.

Ed ecco il dato che rileva: l’ennesima denuncia di omofobia inventata di sana pianta che, se fosse approvato il Ddl Zan in discussione al Senato, potrebbe trasformarsi in una denuncia e trascinare il malcapitato in Tribunale, dove un giudice potrebbe considerare l'innocuo riferimento alla "normalità" una "discriminazione omofobica" e sentenziare per la galera. Questo sì, per alcuni, sarebbe "normale".

 




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