05/03/2013

Obiezione di coscienza del farmacista

Il farmacista è da sempre tenuto ad agire in scienza e coscienza, nel rispetto del “Codice Deontologico” e del giuramento che ha fatto, ma fino a qualche decennio fa era più semplice, poiché le leggi che regolavano l’attività in farmacia erano in genere finalizzate alla cura e alla prevenzione, al servizio delle persone e della vita. Compito del farmacista era di svolgere con correttezza la propria attività, in collaborazione con il medico, nell’interesse del bene del singolo e della comunità.

Da circa mezzo secolo le cose sono cambiate: anche per quello che riguarda la farmacia la visione oggettiva di bene e di male è stata via via tralasciata e sostituita gradualmente da una visione utilitaristica, di opportunità e di comodità, con decisione soggettiva di ciò che è bene e di ciò che è male. Viviamo in una realtà sanitaria nella quale da tempo gli esseri umani sono spesso considerati solo entità biologiche ed emozionali. Ciò ha portato alla frequente sopraffazione del più forte ( chi è capace di autodeterminazione) sul più debole ( chi non è capace – ancora, temporaneamente o definitivamente – di autodeterminarsi).

Di conseguenza il comodo di qualcuno, in molti Stati occidentali, è stato tradotto da legislazioni compiacenti in dispositivi di legge che considerano leciti comportamenti che sono oggettivamente delittuosi e rendono molto difficile la vita al farmacista che vuole agire con retta coscienza. Sono leggi che oltretutto impediscono, assurdamente, al farmacista di rispettare il Codice Deontologico ( che obbliga al rispetto della vita)  e il giuramento che ha fatto all’inizio della professione.

Il farmacista è un operatore sanitario ( art.99 del Regio Decreto n. 1265 del 27 luglio 1934, ancora in vigore)  che ha diritto ad agire secondo la propria coscienza. Il filosofo Antonio Rosmini descrive così  la coscienza: “La coscienza morale non è soltanto la scelta pratica che compiamo tra il bene e il male ( che può essere influenzata da propensioni egoistiche e obnubilate), ma è soprattutto la consapevolezza certa della legge morale che è in ogni essere umano, spesso in contrasto con le motivazioni pratiche e le voglie contingenti.

Purtroppo motivazioni pratiche e voglie contingenti hanno portato nelle farmacie, negli ultimi anni, prodotti che non hanno azione curativa o preventiva e in alcuni casi sono persino finalizzati a uccidere. Il farmacista ha il diritto di rifiutarsi di essere complice di comportamenti omicidi. Il professor Baldassarre, Presidente emerito della Corte Costituzionale, sostiene che “a livello costituzionale il diritto di un soggetto ad avere un farmaco e il diritto del farmacista alla obiezione di coscienza sono legittimi entrambi ma, a voler essere rigorosi, il diritto alla obiezione di coscienza nella scala dei valori costituzionali è un valore molto superiore.” ( Antonio Baldassarre, convegno L’obiezione di coscienza del farmacista tra diritto e dovere, Roma, 23-10-2009). Lo ha ribadito il 30 luglio 2012 anche il Comitato Nazionale di Bioetica: “L’obiezione di coscienza è un diritto costituzionalmente fondato, che ha riferimento nei diritti inviolabili dell’uomo.”

E’ paradossale quello che vediamo:  la Costituzione della Repubblica Italiana  mai come oggi viene proposta come valore assoluto e intangibile e contemporaneamente ci sono leggi emanate dal Parlamento della stessa Repubblica che non sono in sintonia con essa e la disattendono, soprattutto per quello che riguarda i Diritti Inviolabili dell’Uomo.

Tutto questo avviene nell’apparente disinteresse quasi generale e chi cerca di fare notare l’assurdità di tale incongruenza non viene ascoltato. Eppure la vita umana e l’obiezione di coscienza, come sostengono con chiarezza il Prof. Baldassarre e il Comitato Nazionale di Bioetica, sono valori costituzionalmente fondati.

Comunque, proprio a motivo dei Diritti Inviolabili dell’Uomo ai quali anche la nostra Costituzione fa riferimento, il farmacista non è condannabile per avere esercitato obiezione di coscienza. Si rendono però  necessari provvedimenti legislativi specifici, che tolgano la possibilità che possa essere denunciato;  sono attualmente fermi in Parlamento alcuni disegni di legge: la speranza è che siano approvati nella prossima legislatura.

Concludo ricordando che  Mons. Elio Sgreccia, nel suo Manuale di Bioetica ( vol. I) dice con chiarezza che “la legge deve garantire il bene delle persone e difendere la vita di tutti, specialmente dei più indifesi e degli innocenti, altrimenti non è più legge e va combattuta con tutti i mezzi legittimi, anche a nome di chi non si può difendere. La legge non può imporre a nessuno di togliere la vita ad altre persone.”

di Dr. Fausto Roncaglia – Vice Presidente Unione Cattolica Farmacisti Italiani

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