26/04/2020

Obiezione di coscienza a rischio, trattata come un diritto qualunque

Quello all’obiezione di coscienza spesso viene trattato come un diritto qualunque, una semplice possibilità di astenersi da qualche azione ritenuta negativa in base a norme etiche. Alcuni lo ritengono una scappatoia per non fare qualcosa, un intralcio al sistema da parte di qualche bigotto intransigente, un modo per fare la morale a tutti i costi. E ultimamente, l’opinione pubblica sembra sempre più considerarlo come la possibilità di negare i diritti altrui e, in quanto tale, lo combatte.

Ma l’obiezione di coscienza è uno di quei diritti che stanno alla base della civiltà. Non è civile costringere qualcuno a compiere un’azione che offende profondamente le proprie convinzioni etiche, morali o religiose. Non è civile e non è umano costringere una persona, in virtù della sua professione, a contribuire all’eliminazione della vita di un altro essere umano (atto da sempre chiamato “omicidio”) - come avviene, ad esempio, nel caso dell’aborto e dell’eutanasia – e penalizzarla in caso di rifiuto.

Eppure, gli obiettori di coscienza sono sempre più perseguitati da chi vuol privarli di questo loro diritto fondamentale. Sono sempre più i discorsi volti a screditarne l’operato o a muovere contro di loro accuse infondate.

«Ad esempio, secondo un recente articolo del New England Journal of Medicine il fatto che un sesto degli ospedali Usa siano cattolici costituirebbe un problema perché questi ospedali “non forniscono servizi sanitari previsti dalla legge”. Il riferimento è all’aborto ma anche alla sterilizzazione (se non motivata da patologie), l’eutanasia mediante suicidio assistito (negli Stati in cui è lecito) e le operazioni di cambio sesso», leggiamo su Il Sussidiario.

Ma riflettiamo: se il senso dei “servizi sanitari” è la cura, cosa viene curato con l’aborto, che elimina la vita di un bambino ed espone a seri rischi la salute fisica e psichica della donna che vi fa ricorso? Cosa cura l’eutanasia, che non elimina la sofferenza ma il sofferente? E perché “curare” con ormoni e chirurgia (e con trattamenti rischiosi per la salute) una sofferenza mentale, come la disforia di genere?

Strano, poi, che proprio chi più si riempie la bocca di parole come “diritti” e “libertà” voglia calpestare il diritto e la libertà degli obiettori di coscienza.

 

di Luca Scalise

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