06/10/2020 di Luca Marcolivio

Nuovo colore per “Persone che hanno mestruazioni”: è troppo difficile dire “donne”?

Trattare con leggerezza di un tema che imbarazza le donne e, al tempo stesso, introdurre l’ennesimo messaggio subliminale a favore del gender fluid. Coglie due piccioni con una fava, il nuovo brand lanciato da Intimina, azienda svedese di prodotti sanitari femminili, in collaborazione con Pantone Llc, leader nel settore della catalogazione e produzione di colori in tutte le loro sfumature. È nato così Period, una nuova tonalità di rosso, creata per «rompere lo stigma intorno alle mestruazioni e promuovere la positività del periodo», si legge sulla pagina Facebook di Pantone.

Sullo sfondo così colorato risalta l’immagine stilizzata degli organi sessuali femminili: utero, vagina e ovaie. In questo modo Intimina dà il suo appoggio alla «campagna globale per rendere le mestruazioni più visibili e normalizzare queste funzioni corporee». A rincarare la dose ci pensa Danela Žagar, presidente del brand Intimina, secondo la quale detta campagna promozionale sarebbe utile a «rendere visibile il ciclo, incoraggiare conversazioni positive e normalizzare le mestruazioni nella nostra cultura, nella nostra società e nella nostra vita quotidiana».

Sorge qui il primo interrogativo: è davvero necessario dare così tanto risalto a una funzione corporea femminile, che, pur nella sua ciclicità e normalità, segna un passaggio molto delicato e intimo nella salute di ogni donna? È evidente che le mestruazioni sono sempre esistite e sempre esisteranno, pertanto non sarebbe così peregrino domandare ai dirigenti di Intimina e ai creativi di Pantone in quali termini si renda necessaria questa “normalizzazione” del ciclo femminile.

A onor del vero, va sottolineato che, in occasione della sua campagna, Intimina ha effettuato una donazione a beneficio di ActionAid, che aiuta le donne povere in tutto il mondo, molte delle quali, come ricordato da una sua dirigente, «soffrono ancora a causa dello stigma associato al ciclo». Ciò non toglie che la scelta di affrontare con il medesimo linguaggio univoco e uniforme, un tema che si presta a sensibilità e approcci molto differenti a seconda delle culture e delle latitudini, ha in sé qualcosa di assolutamente ridicolo, grottesco e, oseremmo dire, imbarazzante.

Attraverso una «tonalità rossa, attiva e avventurosa», ha spiegato Laurie Pressman, vicepresidente del Pantone Colour Institute, il brand sanitario svedese non vuole limitarsi a vendere un prodotto ma intende «incoraggiare le persone che hanno mestruazioni a sentirsi orgogliose di ciò che sono» e – udite, udite – ad «alzarsi in piedi e celebrare con passione l’eccitante e potente forza vitale con cui sono nate» e ad «esortare tutti, indipendentemente dal sesso [sic], a sentirsi a proprio agio a parlare spontaneamente e apertamente di questa funzione corporea pura e naturale». Il contenuto completamente sconclusionato e scientificamente insostenibile di tali dichiarazioni è reso particolarmente esilarante dall’enfasi con cui viene presentato. Se in tanti accoglieranno l’iniziativa con altrettanto entusiasmo e giubilo, c’è da scommettere che nascerà l’ennesimo Pride dedicato alle mestruazioni, con tanto di cortei, cartelloni e slogan in rima baciata…

Perché, poi, parlare di “persone che hanno mestruazioni” e non semplicemente di “donne”? Esistono forse anche uomini con il ciclo mestruale? L’ennesimo ammiccamento subliminale alla cultura del gender fluid è servito. Perché poi, chiunque, “indipendentemente dal sesso” dovrebbe “parlare apertamente e spontaneamente” di mestruazioni? Semplicemente si esortano gli uomini ad affrontare con più disinvoltura il discorso con le proprie compagne di vita o c’è di più? E poi, in un mondo in cui il sesso biologico è considerato ormai un elemento marginale nelle vite di tutti, non è quantomeno singolare esaltare uno dei più macroscopici fattori di differenziazione sessuale?

 

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