17/08/2023 di Giuliano Guzzo

Numeri e business del cambio di sesso, che vale miliardi

Perché in questi ultimi anni si parla tanto del «cambio di sesso»? Semplice: perché il fenomeno è in vertiginoso aumento. In primo luogo, anzitutto, perché è in aumento la stessa percentuale di adulti che si identificano come Lgbt – negli Usa tale quota ammonta ad oltre il 7%, dato doppio, secondo l’istituto Gallup, rispetto a quello che si rilevava nel 2012 –, e poi perché, di conseguenza, risulta inevitabilmente in crescita pure il fenomeno transgender; certo, magari non nelle stime diffuse dal movimento arcobaleno – che per esempio nel Regno Unito ha parlato di 600.000 transgender, dato rivelatosi gonfiato di tre volte rispetto a quello reale -, ma comunque il fenomeno, lo si ripete, è in crescita.

Parallelamente a questo, è aumentato anche il giro d’affari sul «cambio di sesso». Eccome, se è aumentato. A questo proposito, la società di consulenza per l’analisi mercato Acumen Research and Consulting (ARC), ha realizzato un interessante quanto inquietante prospetto su quelle che sono le dinamiche presenti e future del giro d’affari, nel mercato americano – e non solo -, del «cambio di sesso», appunto. In sintesi, la società ha stimato come, nel mondo, la dimensione globale del mercato della chirurgia di rassegnazione sessuale ammonti attualmente ad oltre mezzo miliardo di dollari (519,8 milioni, il dato esatto) ma nei prossimi dieci anni non possa che aumentare.

Per l’esattezza, visto il trend attuale, si considera che il mercato del «cambio di sesso» possa passare dai poc’anzi richiamati 519,8 milioni del 2022 ai 3 miliardi e 171,3 milioni entro il 2032, facendo segnare una sbalorditiva crescita di oltre il 510%. Sono numeri che tolgono le parole. Ma anche lasciando da parte quelle che sono le stime sul futuro, gli stessi dati del presente paiono a dir poco allarmanti. Infatti, sempre secondo ARC, poco meno di metà del mercato attuale del «cambio di sesso» (pari a 213 milioni di dollari), riguarda gli Stati Uniti d’America, dove nel 2021 sono stati circa 42.000 i bambini e gli adolescenti cui stata diagnosticata la disforia di genere.

Naturalmente, questo dato da solo non spiegherebbe fino in fondo l’aumento del business della riassegnazione sessuale, se non fosse accompagnato anche da quell’esiziale “approccio affermativo” che, in buona sostanza, davanti ad ogni paziente con la disforia di genere finisce con l’assecondare - se non perfino con l’incoraggiare - il suo inizio di un iter di transizione sessuale. Va detto pediatri ed endocrinologi di fama mondiale, in questi anni, hanno già espresso seri dubbi – sia scientifici, sia etici - sulle terapie per il trattamento dei bambini con disforia di genere e sullo stesso approccio affermativo; eppure esso continua a spopolare.

Ma torniamo all’analisi ARC, che non si limita a valutazioni quantitative, individuando anche ben quattro fattori che, nei prossimi anni, potranno far aumentare il già florido mercato del «cambio di sesso». Essi sono la «maggiore consapevolezza e accettazione da parte del pubblico della disforia di genere e delle persone transgender»; la «crescente domanda di interventi chirurgici di riassegnazione del sesso a causa di un migliore accesso all'assistenza sanitaria e alla copertura assicurativa»; i «progressi nelle tecniche e nella tecnologia chirurgiche che hanno portato a risultati migliori e rischi ridotti»; lo «sviluppo di nuove tecniche e tecnologie chirurgiche in grado di migliorare i risultati e ridurre i costi».

La società sottolinea, in realtà, anche quali possono essere gli elementi di ostacolo allo sviluppo del giro d’affari in questione, ovvero: gli elevati costi della chirurgia di rassegnazione sessuale, la disponibilità limitata di operatori sanitari qualificati, le discriminazioni contro le persone transgender nell'assistenza sanitaria e lo stigma sociale e discriminazione contro i trans. Pur non potendo naturalmente che condannare ogni discriminazione e stigma ai danni delle persone con disforia di genere, non si può tuttavia neppure non vedere come le pressioni anche mediatiche e politiche vadano oggi tutte in una direzione: quella in favore dell’aumento della quota di persone avviate agli iter del «cambio di sesso»; e non certo per il loro bene, intendiamoci, bensì per ragioni…economiche.

Proprio così: del resto 520 milioni di dollari, agli occhi di chi concepisce solo il profitto come coordinata valoriale, sono una bella somma, no? Follow the money, «segui il denaro», verrebbe in conclusione da dire attualizzando una frase del giudice Giovanni Falcone, e tutto diventa chiaro. Anche in questo ambito della rassegnazione sessuale, che certo non è criminale né illegale, chiaro, ma comunque rappresenta qualcosa di preoccupante, in particolare per la salute dei giovanissimi, che sono il grande bacino sociale di crescita del fenomeno trans.

 

 

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