06/01/2015

“No” all’ aborto , nel film “Terra di Maria”

C’è un film che parla anche di aborto : ovviamente sta girando l’Italia in maniera silenziosa ed esclusivamente grazie alla richiesta del pubblico, non essendo diffuso dal grande circuito cinematografico.

Il titolo, Terra di Maria, rivela l’origine confessionale della pellicola e i temi che essa tratta non sono di certo politically correct: la Fede, la felicità, il valore della vita, l’importanza della famiglia...

Tra fantasia e realtà l’Avvocato del Diavolo ha la missione di capire chi è Dio, chi è Gesù Cristo e chi è la Vergine Maria, con la quale tante persone dicono di avere un dialogo diretto. In questo viaggio alla scoperta di chi sia il truffatore e chi il truffato, l’Avvocato del Diavolo incontra diversi uomini e donne che, dopo aver incontrato la Madre di Dio e di tutti, hanno cambiato radicalmente vita. Tra queste, due testimonianze hanno quale tema comune quello dell’aborto.

La prima a raccontare la propria storia di donna che ha abortito è Amada Rosa Pérez (https://www.youtube.com/watch?v=fOwQd4dSqwc), modella di Bogotà. “Entrai in una palestra a 18 anni e qualcuno mi chiese: Vorresti fare la modella? E pensai: il denaro, le feste, la fama, il successo, i viaggi… accetto!”. Diventa top model, quindi attrice… e per non rovinare la sua rapida ascesa nel mondo dello spettacolo abortisce ripetutamente. Pensava di avere tutto, mentre in realtà non aveva niente. Ma soprattutto era sola e tutti attorno a lei le ripetevano che essere madre è una ‘sfortuna’, e non una benedizione. “Mi dissero che avere dei figli avrebbe rovinato la mia carriera, ma non mi parlarono delle terribili conseguenze che derivano dall’ucciderli: depressione, ansia, incubi… e la voglia di togliermi vita”.

Dopo aver abortito tre volte, Amada Rosa cerca la felicità nello yoga, nel reiki, nel feng-shui, nei tarocchi… finché un giorno entra in una chiesa e finalmente si disseta con le parole della Scrittura: “Venite a me voi che siete oppressi, e io vi ristorerò”. “Confessai i miei peccati e raggiunsi la pace tanto cercata. Qualcuno dirà che sono pazza, ma la verità è che sono felice”.

La seconda testimonianza pro-life è quella del dottor John Bruchalski di Washington DC, che nella propria vita ha ucciso migliaia di bambini, nell’illusione che l’aborto fosse un modo per aiutare le persone. Salvo infine accorgersi sulla propria pelle che la realtà è radicalmente differente: “Aumentavano le infezioni, le depressioni, le famiglie distrutte… mi chiedevo cosa ci fosse di sbagliato, perché i farmaci più prescritti al mondo sono gli antidepressivi”.

Un giorno mentre praticava un aborto qualcosa va storto: un bambino nasce vivo. La pediatra cui John lo consegna affinché lo prenda in cura gli dice: “Smetti di trattare i bambini come se fossero tumori da espiantare”. In seguito a questa frase due esperienze mistiche gli fanno incontrare la Madre di tutti gli uomini, che gli dice: “Perché mi stai ferendo, John?”. “Smisi immediatamente di praticare aborti e iniziai a lavorare per le persone bisognose. Cerco di aiutarli a essere più sani, più felici e più santi, rispettando la dignità umana”.

L’aborto è un omicidio. Ed è un dramma enorme, irreparabile e che lascia segni indelebili per tutta la vita. Scegliere la morte non è mai una soluzione, perché annulla alla radice qualsiasi possibilità di riscattare la situazione, per quanto grave e senza via d’uscita essa possa essere o apparire.

Giulia Tanel

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